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San Marino: protesta degli insegnanti, la scuola è un investimento per il futuro

6 feb 2014
Protesta degli insegnanti: la scuola è un investimento per il futuro
Protesta degli insegnanti: la scuola è un investimento per il futuro
Come insegnanti- e come cittadini- siamo fortemente preoccupati per ciò che sta avvenendo nella scuola.
Non vogliamo essere retorici nel ricordare che scuola e sanità sono i beni pubblici per eccellenza, rivolti alla totalità della popolazione, e che considerarli come meri centri di costo sia il danno peggiore che si possa fare alla collettività.
Lavoriamo nella scuola media e qui - ogni anno - aumentano le difficoltà e diminuiscono le risorse a disposizione. Stiamo parlando di sezioni che saltano, di sostegni “accorpati” senza considerare i bisogni del singolo studente, di minori contributi per le uscite di studio e per tutte quelle attività – corsi elettivi, laboratori, biblioteca…- che migliorano l’offerta didattica, di sostituzioni che faticano ad arrivare. A ciò si aggiunge una cronica difficoltà organizzativa legata all’incertezza delle figure dirigenziali e – soprattutto- una odiosa segmentazione del corpo docente che rende i “giovani” precari fino alla mezza età e soluzione a basso costo rispetto ai colleghi più anziani. Ci chiediamo quale sia la connessione logica tra la recentemente istituzione di un nuovo impegnativo corso di abilitazione per insegnanti mentre contemporaneamente si tagliano le classi e diminuisce il lavoro anche per chi è in servizio.
Riteniamo profondamente ingiusta la penalizzazione salariale dei precari e crediamo sia stata fatta non tanto per recuperare qualche soldo, ma per dire a tutti gli altri che “non si lamentino troppo perché sarebbe potuta andare anche peggio”. Già, ma quanto recuperato con il taglio – complessivo- agli stipendi pubblici è una gocciolina se paragonato, ad esempio, alla spesa che lo Stato ha avuto negli ultimi anni per sostenere il sistema bancario-finanziario privato, si parla di centinaia di milioni di euro.
Nella legge di bilancio è scritto che entro marzo 2014 il Segretario alla Pubblica Istruzione dovrà presentare una riforma complessiva del sistema scolastico in cui l’unico obiettivo già fissato per legge è la riduzione dei costi. Noi insegnanti non conosciamo le linee di questa riforma, il coinvolgimento che ci era stato promesso non è ancora avvenuto. Non vogliamo rassegnarci all’arrivo delle classi sovraffollate in una fascia d’età in cui è frequente il disagio, e neppure agli alunni più in difficoltà lasciati senza aiuto specifico, né vogliamo rassegnarci alla progressiva riduzione dello stipendio, specialmente in assenza di un criterio complessivo di equità e di progettualità per il futuro. Il declino della scuola pubblica è ben visibile in Italia, in cui “riforma” è stato per troppe legislature solo sinonimo di “tagli”, e non crediamo dovremmo seguirne l’esempio.
Sono impopolari queste riflessioni? Sono tempi tristi, in cui si confondono diritti e privilegi ed il livellamento avviene verso il basso, ma riteniamo che ancora la popolazione abbia a cuore la scuola pubblica e capisca che le risorse che lì arrivano non sono “spesa”, ma investimento per il futuro.

Lettera sottoscritta da 76 insegnanti della scuola media

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