San Marino Rtv: strumenti diplomatici e il relativo contributo economico
18 anni più tardi, il 5 marzo 2008, l'accordo viene rinnovato sottolineando la “necessità di rafforzare la cooperazione reciproca in materia radio-televisiva”. Lo sottoscrivono i Ministri degli Esteri, Massimo D'Alema e Fiorenzo Stolfi. Nelle premesse del nuovo testo si mette in evidenza, il “rilevante beneficio per entrambi gli Stati confinanti”. Per la prima volta si mette l'accento sulla necessità di ampliare il bacino d'utenza attraverso l'utilizzo del satellite e si fa riferimento ad un progetto mirato all'area Adriatica e dei Balcani, per “diffondere la lingua italiana, insieme alla cultura, l'immagine e i valori di entrambi gli Stati. Confermato il contributo annuo che, convertito in Euro diventa di 3.098.000 €. All'articolo 3 del nuovo testo San Marino si impegna a non utilizzare tre delle frequenze assegnate dal Piano di Ginevra 2006, i canali 7, 26 e 30, che l'Amministrazione italiana potrà utilizzare invece sul suo territorio. Tre frequenze sono un patrimonio tutt'altro che trascurabile. Secondo alcuni esperti il valore economico delle frequenze si aggira sui 2 euro per ogni abitante raggiunto dal segnale. Considerato che i canali sammarinesi in uso alla RAI illuminano un bacino importante, si stima in una cifra vicina ai 4 milioni di euro all'anno il canone che l'Italia dovrebbe pagare alla Repubblica di San Marino per l'uso delle frequenze a lei assegnate a Ginevra. Solo questo renderebbe non solo doveroso ma anche conveniente il versamento dei 3 milioni e rotti annui previsti dall'accordo. C'è poi da mettere in evidenza un ulteriore aspetto: nella convenzione del 2008, all'articolo 7, si incarica una apposta Commissione mista, in caso di cessazione dell'Accordo, a definire le modalità di gestione, sotto il profilo tecnico, finanziario e amministrativo, della rimessa a disposizione della parte sammarinese delle tre frequenze in questione. E questo l'onorevole Nardella, insieme ad altri, dovrebbe saperlo.