San Patrignano: Andrea Muccioli “contro di me un complotto”
Le dimissioni a fine agosto 2011 (Andrea guidava Sanpa da 16 anni, dalla morte del padre nel '95) all'epoca erano state fatte risalire a screzi sulla gestione e i bilanci di San Patrignano tra il figlio del fondatore e la famiglia di Letizia e Gianmarco Moratti, principale finanziatrice della comunità. "La scusa ideale - scrive ora Andrea Muccioli sul social network, senza citare i Moratti - è stata la famosa casa, quella che hanno fatto vedere ai giornalisti raccontando che ero fuori di testa e mi volevo costruire una reggia, 'dimenticandosi' che per sette anni loro erano lì, a progettarla insieme a noi, ad arredarla con i loro architetti". E aggiunge: "Mi sono sacrificato per provare a dare un'altra chance alla comunità. Ho rifiutato soldi e favori da parte dei ricconi, perché per avere sicurezze economiche per la mia famiglia avrei dovuto rinnegare la verità e affermare davanti a tutti che non c'era stato nessun complotto, che loro, i padroni, erano i continuatori ideali dell'opera di mio padre, che i loro dieci scagnozzi erano il gruppo dirigente ideale per la continuazione". "Se avessi voluto arricchirmi, o una vita di agi o di potere, non avrai mai fatto - sottolinea Muccioli - la vita che ho scelto, perché avendo vissuto accanto a mio padre per tanto tempo sapevo ciò che sceglievo. Io ho la coscienza a posto e l'animo tranquillo di chi si è sempre comportato con trasparenza e onestà", "anche a 48 anni, senza lavoro, con un affitto da pagare e dovendo chiedere a mia madre un aiuto economico per mandare avanti la mia famiglia". "Il posto invece - critica - è stato tradito e insudiciato nel suo spirito, perché tradito nella verità. Troppe falsità sono state dette ai ragazzi solo per difendere una squallida scalata al potere. Troppa malafede per costituire le presunte nuove basi di una rinascita. Infatti hanno avuto bisogno di confezionare l'eretico da bruciare in piazza tra gli applausi della folla". "Oggi in me - conclude - c'é molta più serenità che amarezza, e quest'ultima non è più dovuta a risentimenti personali, ma alla grave preoccupazione che quel posto possa perdere la vocazione per cui è stato concepito e realizzato". (ANSA).
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