San Pietro, il Papa: "Curare ferite sanguinanti dell'umanità;basta guerre e razzismo"
Ancora morti, ancora sangue, ancora vittime innocenti. E il Papa sente di nuovo il bisogno di manifestare la sua vicinanza a chi è colpito dalla "piaga" del terrorismo, flagello da sradicare come quello di ogni conflitto armato. "Lo Spirito doni pace al mondo intero; guarisca le piaghe della guerra e del terrorismo, che anche questa notte, a Londra, ha colpito civili innocenti: preghiamo per le vittime e i familiari", ha detto Francesco al Regina Caeli in Piazza San Pietro, al termine della messa celebrata davanti a oltre 60 mila persone per la festa di Pentecoste. L'ultimo attacco si aggiunge ai tanti per i quali Bergoglio ha fatto già sentire la sua voce, e per i quali - anche insieme ai leader musulmani e di altre fedi, l'ultima volta un mese fa in Egitto - ha proclamato che mai nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio. Oggi il Papa ne ha parlato mentre contemporaneamente veniva diffuso il suo Messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra domenica 22 ottobre. Nel documento, in cui sostiene che "la Chiesa è missionaria per natura; se non lo fosse, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un'associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l'esaurire il proprio scopo e scomparire", Francesco invita a interrogarsi sulla missione della Chiesa e sul ruolo dei credenti "in un mondo confuso da tante illusioni, ferito da grandi frustrazioni e lacerato da numerose guerre fratricide che ingiustamente colpiscono specialmente gli innocenti". "Il mondo ha essenzialmente bisogno del Vangelo di Gesù Cristo - annuncia -. Egli, attraverso la Chiesa, continua la sua missione di Buon Samaritano, curando le ferite sanguinanti dell'umanità, e di Buon Pastore, cercando senza sosta chi si è smarrito per sentieri contorti e senza meta". "E possiamo pensare - aggiunge - a tante innumerevoli testimonianze di come il Vangelo aiuta a superare le chiusure, i conflitti, il razzismo, il tribalismo, promuovendo dovunque e tra tutti la riconciliazione, la fraternità e la condivisione". Ecco quindi - ribadisce sulla scorta della sua Evangelii gaudium - che va preferita "una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze". Nella messa di Pentecoste il Papa ha spiegato che la Chiesa è fatta di "unità nella differenza", e che bisogna "evitare due tentazioni". La prima è di "cercare la diversità senza l'unità", "quando ci si vuole distinguere, si formano schieramenti e partiti, ci si irrigidisce su posizioni escludenti, ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Sono i cosiddetti 'custodi della verità'". Così "si diventa 'tifosi' di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani 'di destra o di sinistra' prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa". La tentazione opposta è "cercare l'unità senza la diversità": così "l'unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo"; "l'unità finisce per essere omologazione e non c'è più libertà". Per Francesco, poi, "senza perdono non si edifica la Chiesa". Il che significa "rifiutare altre vie: quelle sbrigative di chi giudica, quelle senza uscita di chi chiude ogni porta, quelle a senso unico di chi critica gli altri".
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