E’ un piano che rappresenta la continuità di quello precedente - dal 2006 al 2008 - e mira a completare, in primo luogo, gli obiettivi già indicati. Il diritto alla salute è la “mission” del sistema sanitario e sociosanitario sammarinese. Il nuovo piano considera allora il complesso delle azioni che devono garantire la salute nella sua accezione generale, e non solo la sanità - che deve essere di qualità ed a misura d’uomo -. Sette i “principi generali di indirizzo”: la salute come diritto universale e come bene comune; la riduzione delle disuguaglianze; il contrasto ai fattori di rischio; il miglioramento dell’integrazione fra i servizi sociali e sanitari; la promozione della sostenibilità; l’accrescimento della conoscenza e dell’innovazione; la valorizzazione del personale. Il primo punto mira a ribadire con forza, soprattutto in epoca di crisi economica, che la salute “è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità”. Un principio che mette il cittadino al centro del sistema, con i suoi diritti e doveri. Il secondo obiettivo poggia sulle tre raccomandazioni generali dell’OMS, per contrastare gli effetti delle disuguaglianze: migliorare le condizioni della vita quotidiana; contrastare la distribuzione ingiusta del potere, del denaro e delle risorse; espandere la conoscenza, formare i professionisti e sensibilizzare l'opinione pubblica sui determinanti sociali della salute. Per la riduzione dei fattori di rischio - nonostante la popolazione sammarinese goda dei più alti livelli di salute nel mondo - servono politiche incentrate sulla promozione della salute e la prevenzione delle malattie, che sappiano affrontare i rischi individuali, come gli incidenti, l’abitudine al fumo, all’alcol e le dipendenze in genere, l’obesità, la sedentarietà, la dieta ricca di grassi animali e povera di fibre. Affrontati anche i rischi generali, come gli effetti del riscaldamento globale, l’inquinamento atmosferico, la qualità delle acque e degli alimenti, i campi elettromagnetici e la gestione dei rifiuti. Al quarto punto troviamo l’integrazione fra i servizi sociali e quelli sanitari, che nel prossimo triennio deve essere migliorata, in particolare nel rapporto fra i servizi sanitari ospedalieri e quelli territoriali. Poi l’aspetto della sostenibilità, che deve essere di carattere organizzativo ed economico. Interessante il passaggio sulla innovazione e la conoscenza, che passa attraverso l’obiettivo di evitare l’isolamento. Nuovi accordi di collaborazione con le Regioni limitrofe per la creazione di una rete di scambio di servizi, applicazione di tutte le politiche promosse dall’OMS, l’avvio di nuove sperimentazioni cliniche. Infine la valorizzazione delle risorse umane. Per questo si deve individuare il fabbisogno dei professionisti, valorizzarne le funzioni anche di livello dirigenziale, precisare il ruolo delle professioni sanitarie mediche e non mediche. “La politica del personale deve tradursi anche in migliori condizioni di lavoro – scrive l’Authority - in maggiore efficacia delle azioni, in più proficue relazioni interne e con gli utenti, in un riconoscimento professionale anche fuori dal nostro territorio”. Determinante anche il ruolo del volontariato, inteso come una delle dimensioni fondamentali della cittadinanza attiva e della democrazia: una risorsa che può assumere un ruolo importante per il sistema sanitario e socio-sanitario
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