Quella che i Carabinieri hanno ricostruito è una brutta storia. Lui, imprenditore trentenne, originario del casertano, residente a Santarcangelo e regolarmente sposato, afferma di essere il padre naturale di quel bambino, nato nei primi giorni di marzo da una relazione con la sua colf romena, che si e’ resa irreperibile subito dopo il parto. Il racconto riscuote, inizialmente, una qualche credibilita’ e il tribunale dei minori di Bologna affida temporaneamente il neonato alla coppia ufficiale, in attesa del test del dna per l’accertamento della paternita’. Test a cui l’imprenditore si sottrae 2 volte, continuando a detenere il piccolo, nonostante l’obbligo di consegnarlo all’Asl riminese, obbligo diposto dalla magistratura. Solo in seguito, grazie alla mediazione dei Carabinieri e del legale della coppia, il neonato viene rintracciato ed affidato ai servizi sociali, in buone condizioni di salute. La procura di Rimini ora sta indagando per definire i contorni, misteriosi, di questa vicenda. Alcuni particolari sono gia’ stati accertati: i vicini di casa non hanno mai notato una colf romena al servizio della coppia indagata; i sanitari che hanno seguito il parto e l’interprete romena, parlano di una mamma impaurita che ha partorito pochissimi minuti dopo l’arrivo in ospedale e che ha stranamente espresso la volonta’ di abortire. La donna da dietro la vetrata del nido ospedaliero ha poi osservato a lungo il proprio figlio, mentre era accudito dalla moglie del suo presunto amante. Il tutto in un clima – hanno detto i sanitari – di atteggiamenti minatori. Notato anche un grosso fascio di banconote nella tasca di un pantalone. Per gli inquirenti si tratterebbe di sequestro di persona e con questa ipotesi di reato sono stati iscritti nel registro degli indagati l’imprenditore e sua moglie.
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