Il 31 maggio scade il termine per completare le istruttorie penali, per effetto della norma transitoria della legge sul cosiddetto giusto processo. Centinaia di cause rischiano di essere archiviate perché le istruttorie non sono state portate a compimento. E’ l’effetto della legge sul cosiddetto giusto processo, o legge Foschi dal nome dell’allora segretario di Stato alla Giustizia, che aveva stabilito il termine del 1° giugno entro il quale compiere le istruttorie penali. A marzo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, era stato il magistrato dirigente Valeria Pierfelici a lanciare l’allarme: “Sono 547 i procedimenti pendenti, e rischiano l’archiviazione”, aveva detto. Una sorta di indulto insomma, su tutti quei fascicoli che non si sono conclusi con un provvedimento compiuto. Difficile, oggi, dire quanti di quei 547 fascicoli saranno effettivamente archiviati. Lo stesso dirigente aveva chiesto ai magistrati inquirenti di concentrarsi su una determinata tipologia di reati, ossia il riciclaggio e i reati finanziari, vista anche l’importante scadenza del Moneyval di settembre, che vorrà vedere con mano i progressi compiuti da San Marino. E così è stato, in questo campo si attendono importanti rinvii a giudizio. Altri procedimenti invece, non vedranno la luce: tra questi tanti processi per infortuni sul lavoro, ed altri per i quali era imminente la prescrizione. Nei prossimi giorni si conoscerà l’esito di questa lotta contro il tempo degli inquirenti, che aprirà poi un nuovo fronte di problemi: il possibile ingolfamento dei processi di primo grado, visto che il giudice decidente attualmente è uno solo, e sta anche per essere sottoposto ad azione di sindacato.
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