Sciopero lavoratori commercio: "Non siamo numeri, chiediamo dignità"
Oltre un centinaio, alle 9, si sono dati appuntamento in zona Ciarulla.
Attendono il rinnovo del contratto da oltre 4 anni, chiedono rispetto e un trattamento economico adeguato in un contesto storico segnato da caro vita e inflazione galoppante. Questa mattina i lavoratori del commercio sono passati alle vie di fatto. Oltre un centinaio, alle 9, si sono dati appuntamento in zona Ciarulla. Altri si sono aggregati strada facendo. Il lungo corteo di macchine si è quindi avviato strombazzando verso i principali esercizi commerciali sammarinesi, transitando anche davanti alle sedi di Osla e Usc.
“La trattativa è da diversi mesi ferma, le associazioni di categoria non ci hanno consentito di portarla avanti e non hanno lasciato la benché minima apertura”, afferma Nicola Canti, Segretario Fcs-Cdls. “Si lamentano di una crisi ma i numeri dicono tutt'altro, quindi non si spiega questo blocco a livello di percentuali attualmente irrisorie” aggiunge Stéphane Colombari, Segretario FUCS-CSdL. “Vogliamo rinnovare il contratto con percentuali adeguate” – gli fa eco Lucia Ceccoli, Segretario Federazione Servizi USL - “Quindi non ci fermeremo finché non riusciremo a trovare il punto di equilibrio con le associazioni datoriali”.
“Non è facile portare in piazza i lavoratori del commercio” – ammettono fuori microfono i rappresentanti sindacali. Ma oggi si dicono soddisfatti: “In tanti hanno trovato il coraggio, per dare forza alla trattativa”. Non tutti i lavoratori hanno però aderito, e c'è chi non nasconde il rammarico. “Siamo un bel gruppo lo stesso, ma mi dispiace per i miei colleghi che non hanno avuto la forza né il coraggio di venire qui a metterci la faccia”, ci dice una dipendente del Conad Azzurro.
Compatta, invece, la risposta dei dipendenti della Titancoop, che ha chiuso entrambi i punti vendita. Tra loro c'è anche il consigliere di Rete Matteo Zeppa. I lavoratori della cooperativa hanno spiegato le loro ragioni ai clienti, condivise anche sui social: in oltre 46 anni di vita, e per quasi 360 giorni all'anno, hanno sempre garantito il servizio. Non li ha fermati né il nevone del 2012 né la pandemia. Oggi, però, hanno deciso di dire basta di fronte – scrivono – all'ennesima farsa. Associazioni Datoriali e sindacati hanno ognuno – affermano - la propria quota di responsabilità. “Non siamo numeri” – ribadiscono altri scioperanti, che rivendicano dignità.
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