L’inizio di un anno scolastico si può ricondurre all’ouverture di un’opera lirica, per la quale non basta il maestro e non sono neppure sufficienti i solisti. Perché l’effetto sia il migliore possibile occorre che tutta l’orchestra si prepari e affronti gli spartiti in modo professionale, per ottenere il risultato brillante che una grande opera può dare. Così, il Segretario di Stato per la Pubblica Istruzione Rosa Zafferani, ha aperto i lavori del seminario di aggiornamento di tutti i docenti della scuola sammarinese, dedicato agli scenari della scuola di domani. Ma ogni nuovo anno scolastico rappresenta anche il momento in cui fa una sorta di check-up della situazione in tutte le sue componenti: insegnanti, studenti, famiglie, progetti, problemi, punti di forza e di debolezza. Rosa Zafferani ha ricordato le iniziative di successo ma ha anche invitato a guardale con un punta di criticità. Così facendo – ha sottolineato – forse vi renderete conto del fatto che spesso, alcune iniziative rischiano di essere ripetute a livelli diversi, senza il necessario coordinamento nelle scuole, tra le scuole e persino tra livelli diversi di scuole. L’autonomia, che rappresenta una grande risorsa di promozione educativa e didattica, non deve trasformarsi in una forza centrifuga e dispersiva. Di qui la promozione di due gruppi di lavoro per aiutare il nostro apparato scolastico a ripensare alla propria organizzazione. San Marino non vive emergenze tali da giustificare un nuovo assetto della scuola ma, per il Segretario di Stato alla pubblica istruzione, è arrivato il momento di affrontare con serietà una riflessione sui nostri processi didattici e di organizzazione, che potrebbero giustificare una sorta di prova generale di sperimentazione, ripensando alla formazione dei dirigenti e degli insegnati, sperimentando forme di mobilità del personale, monitorando azioni didattiche comuni. Nei prossimi anni, la scuola sammarinese potrebbe affrontare sfide completamente nuove. Il benessere diffuso che stiamo vivendo, per Rosa Zafferani, ci fa correre il rischio di una sottovalutazione dello sviluppo culturale. Un tempo, chi lasciava la scuola, la faceva per indigenza o per bisogno. Oggi questo potrebbe accadere per altri motivi, fino a rischiare di dare ragione a Gaetano Salvemini che, con sarcasmo, scriveva “Tutto quello che non so l’ho imparato a scuola”. Dalla responsabile politica dell’istruzione arriva, forte, l’invito a non cedere a questa pericolosa tentazione che già serpeggia in alcune famiglie, perché – ricorda – se educare e istruire costa tanto, pensate quanto possa costare ad un paese la gestione dell’ignoranza.
I più letti della settimana:
{{title}}
Questo sito fa uso di cookie, anche di terze parti, necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella privacy e cookie policy. Per maggiori dettagli o negare il consenso a tutti o alcuni cookie consulta la nostra privacy & cookie policy