La legge in materia è del ‘91, datata per certi versi, hanno fatto notare alcuni interventi durante la serata. Sono cambiate le esigenze, e soprattutto la tecnologia, che oggi permette esperienze di telelavoro. Delia Zingarelli, sociologa del lavoro e dell'organizzazione, ha portato svariati esempi dell’esperienza italiana.
A San Marino non esiste, ma rientra nella legge sulle politiche attive attualmente in discussione, afferma il segretario al lavoro. E ancora: “Le aziende averbbero l’obbligo di inserire persone svantaggiate - dice Marcucci - ma ciò non avviene”. C’è anche un problema di sanzioni e la loro mancata applicazione. William Giardi coordina il gruppo di lavoro appositamente costituito e in pochi numeri spiega la realtà: nel pubblico su 4mila dipendenti gli invalidi sono l’11 per cento, nel privato la percentuale precipita, poco meno dell’1%. Si sta lavorando ad una proposta che modifica l’approccio lavorativo del disabile: centra l’intervento sulla capacità lavorativa residua. Come vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma serve un cambio di cultura. Lo affermano tutti. Così come serve un percorso di formazione anche per chi, al lavoro, si trova a contatto con un disabile. “Le leggi sono valide ma nel metterle in pratica ci sono spesso sbavature” - afferma Romolo de Camillis, esperto di politiche sociali del ministero del lavoro italiano. La convenzione onu è un valido strumento, ma rappresenta un forte impegno. Infine Riccardo Venturini. porta l’esperienza del Colore del grano e annuncia due iniziative: la realizzazione di progetti di vita per le persone disabili, e una carta di identità “per riconoscerci - dice - e farci riconoscere”.
Giovanna Bartolucci
A San Marino non esiste, ma rientra nella legge sulle politiche attive attualmente in discussione, afferma il segretario al lavoro. E ancora: “Le aziende averbbero l’obbligo di inserire persone svantaggiate - dice Marcucci - ma ciò non avviene”. C’è anche un problema di sanzioni e la loro mancata applicazione. William Giardi coordina il gruppo di lavoro appositamente costituito e in pochi numeri spiega la realtà: nel pubblico su 4mila dipendenti gli invalidi sono l’11 per cento, nel privato la percentuale precipita, poco meno dell’1%. Si sta lavorando ad una proposta che modifica l’approccio lavorativo del disabile: centra l’intervento sulla capacità lavorativa residua. Come vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma serve un cambio di cultura. Lo affermano tutti. Così come serve un percorso di formazione anche per chi, al lavoro, si trova a contatto con un disabile. “Le leggi sono valide ma nel metterle in pratica ci sono spesso sbavature” - afferma Romolo de Camillis, esperto di politiche sociali del ministero del lavoro italiano. La convenzione onu è un valido strumento, ma rappresenta un forte impegno. Infine Riccardo Venturini. porta l’esperienza del Colore del grano e annuncia due iniziative: la realizzazione di progetti di vita per le persone disabili, e una carta di identità “per riconoscerci - dice - e farci riconoscere”.
Giovanna Bartolucci
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