Quando si parla di fame nel mondo, i numeri di quanti muoiono ogni giorno sono talmente alti da lasciare sconvolti, annichiliti. L’anno scorso non avevano cibo a sufficienza un miliardo e 23 milioni di persone. Un sesto della popolazione del pianeta. Oggi, per la prima volta in quindici anni, il numero è in calo: non supera i 925 milioni. «Una cifra comunque inaccettabilmente alta – ha sottolineato il direttore della Fao Jacques Diouf. Impossibile farsi prendere dall’entusiasmo. Il picco record raggiunto lo scorso anno è stato un colpo durissimo. Ma cento milioni in meno è comunque un risultato, una flebile luce di speranza nel buio della miseria più nera. Siamo ancora lontanissimi dal dimezzare la percentuale degli affamati, ma “l’obiettivo del Millennio – dichiara Diouf – non va lasciato cadere». Il 20 settembre, a New York, verrà fatto il punto della situazione. Il calo degli affamati nel mondo - sottolinea la Fao - è dovuto alla discesa dei prezzi alimentari dopo i picchi del 2008 e alla crescita economica registrata nell’area asiatica al traino di Cina e India. La geografia della malnutrizione resta sbilanciata. Al primo posto troviamo Asia-Pacifico, poi Africa sub-sahariana, America latina, Nordafrica, Medio Oriente. Ma non ci sono solo i paesi in via di sviluppo, anche i paesi ricchi devono vedersela con una quota considerevole di affamati. 19 milioni di europei e nordamericani sono vittime di una invisibile carestia in mezzo al benessere.
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