Aperto ufficialmente a Phnom Penh, capitale della Cambogia, il processo patrocinato dall’Onu ai quattro alti responsabili ancora in vita dei Khmer Rossi. Si sono presentati vestiti con abiti informali e visibilmente stanchi, ma i quattro, dai 79 agli 85 anni di età, non hanno fatto intravedere alcuna emozione durante l’udienza, trasmessa in diretta televisiva nazionale. L’aula era gremita dai cambogiani costituitisi parte civile, superstiti e parenti delle vittime. Gli imputati devono infatti rispondere di crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio. Il regime comunista, al potere dal 1975 al 1979, in Cambogia provocò la morte per fame, malattie, torture ed esecuzioni sommarie di quasi due milioni di persone, un quarto della popolazione di allora. Il “fratello numero due” Nuon Chea, ideologo del regime, ha detto di “non essere contento di questo processo”.
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