Si è parlato di guerra nell'Aula Magna della scuola superiore di San Marino con Dg Romeo
Nel corso di un incontro organizzato dalle docenti Meris Monti e Lucia Crescentini, nel contesto delle iniziative legate all'Iliade su cui stanno lavorando la IV e V del liceo classico è stato invitato il direttore del Telegiornale della Radiotelevisione di Stato Carlo Romeo. Il Dg di Rtv è stato inviato di guerra fra l'altro in Libano nel 1983, quando saltarono in aria il comando francese e la sede della Cia, poi in Africa, a Tel Aviv nella prima guerra del Golfo e ancora nel corso della guerra fra Croazia e Bosnia, in Kosovo, di nuovo in Libano nei campi profughi di Sidone e quindi come advisor dei media combat team delle Forze Speciali italiane in numerose missioni nell'Afghanistan occidentale.
Il contesto della guerra, i suoi cambiamenti relativi alle nuove tecnologie ma anche il riflesso umano sulle persone e sul ruolo della stampa sono stati fra gli argomenti affrontati nell'incontro. Molte le domande dei giovani ascoltatori e degli stessi docenti con particolare attenzione alle responsabilità del cronista, ai tempi e ai modi di lavoro e le reazioni umane davanti alla violenza e alle sue manifestazioni peggiori.
"Il maggior pericolo, ha detto il dg Romeo, è quella che Shakespeare chiamava l'abitudine all'orrore. Il rischio c'è ed è forte ma bisogna combatterlo in primo luogo dentro di noi". C'è stato anche fra gli studenti chi ha chiesto se in guerra ci sono buoni e cattivi e Carlo Romeo ha raccomandato a tutti di rileggere Stevenson perchè "sia Jekyll che Hyde sono presenti in ognuno di noi. Certamente ci sono parti buone e parti cattive ma spesso è casuale la parte in cui ci si ritrova. Come ci si muove però in quella parte, dipende esclusivamente da noi", ha concluso il dg, citando l'esempio di numerosi SS che durante la Seconda Guerra Mondiale hanno preferito farsi trasferire sul fronte russo, con rischi personali enormemente superiori, per non operare nei lager di sterminio nazisti.
La mattinata si è conclusa affrontando i presupposti etici della professione di giornalista e la correttezza con cui affrontare professionalmente temi quanto mai complessi come quelli dei teatri bellici.