Sicilia: la battaglia contro i mulini a vento del Fisco
33 Ferrari, 119 Porsche, 49 Jaguar, 17 Maserati e l'elenco continua. Non siamo a Dubai, ma in Sicilia: dove la fascia di disagio sociale – secondo la CNA – interesserebbe oltre il 55% della popolazione. Eppure le dream-car di cui dicevamo sono state sequestrate proprio qui, in soli 3 mesi. Nella rete del fisco – tra le altre cose – anche un jet privato, intestato, pensate un po', alla proprietaria di un bar di Catania. Le contraddizioni di quest'isola emergono in un articolo sul Corriere della Sera. Sergio Rizzo ha intervistato Antonino Fiumefreddo, Presidente di “Riscossione Sicilia”: che si potrebbe definire l'Equitalia regionale. Dopo anni di scarsi risultati, e alte spese di gestione, la nuova governance dell'organismo sembrerebbe aver dato una sterzata all'attività di riscossione: con una crescita degli incassi – a novembre – del 51%. Ma ancora non è nulla. Si stima che dei 5,7 miliardi di ruoli riscuotibili ogni anno, si incassino solo 480 milioni: paga insomma solo l'8% dei debitori. E i contribuenti che devono più di mezzo milione di euro al Fisco sono più di 13.000. Tra loro, sottolinea Fiumefreddo, vi sono – come prevedibile - soggetti riconducibili alla più potenti famiglie mafiose di Catania e Palermo; a Trapani anche prestanome del superboss Matteo Messina Denaro. Effettuare sequestri, a queste persone, non solo è spesso un atto di coraggio civile, ma richiede un'organizzazione adeguata, e risorse. Eppure – ricorda il Presidente di Riscossione Sicilia – 20 giorni fa l'assemblea regionale ha bocciato, a scrutinio segreto, la ricapitalizzazione della società. E questo è successo dopo la scoperta che 61 deputati su 90 avevano pendenze con il fisco.
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