Sindacati vicini allo sciopero: al lavoro su modifiche ed integrazioni da inviare ai gruppi consiliari

Alla riforma pensioni si aggiunge il caro bollette, per la Csdl "un'altra provocazione". Intanto Osla sollecita riforme in grado di riportare in sicurezza il bilancio dello Stato e rendere sostenibile il debito

Sindacato sul piede di guerra, pronto allo sciopero generale. Tutto dipenderà dalla risposta della politica alle proposte di emendamento sui punti contestati della riforma previdenziale. Modifiche ed integrazioni verranno consegnate a tutti i gruppi consiliari. Tra le richieste la modifica delle parti “soggette ai blitz dell’ultimo momento, oltre a quelle non rispettose degli impegni assunti da Governo e maggioranza”.

Alla questione pensioni si è nel frattempo aggiunto il contenzioso dell'aumento delle bollette, definito dal Consiglio Direttivo della Csdl “un'altra provocazione”, che si somma ai contratti scaduti. Se sarà sciopero lo deciderà l'Attivo dei Quadri, che si riunirà il 24 ottobre, a ridosso quindi del Consiglio di novembre, mese in cui – verosimilmente – approderanno in seconda lettura sia la Riforma pensionistica che quella del lavoro. I toni nel frattempo si fanno più duri, con la Csdl che parla di “vera e propria sfida”, per distogliere l'attenzione da gravi problemi come la stabilizzazione del bilancio dello Stato e la questione NPL.

“Governo e Maggioranza o vogliono misurare la forza del sindacato, oppure cercano un pretesto per porre fine alla legislatura”. Punta il dito anche contro le nuove norme sull'occupazione, riforma definita “in larga parte inutile” e che “creerà conflitti tra imprese e lavoratori”. E in assenza di “strumenti oggettivi” per determinare quali siano le fasce più deboli da tutelare, chiede un tavolo sulla “politica dei redditi”.

Interviene anche Osla, che – riprendendo la relazione del FMI – sottolinea l’importanza di riportare in sicurezza il bilancio dello Stato tramite riforme in grado di rendere sostenibile il livello di indebitamento del paese, le cui risorse vanno investite nello sviluppo economico e non certo per spese correnti. E' stata riconosciuta la resilienza del tessuto economico, composto per oltre il 90% da piccole e medie imprese, ma la fase di rimbalzo – avverte - non è destinata a durare, anche per effetto della spirale inflattiva e l'aumento vertiginoso di materie prime ed energia. La richiesta assieme ad Usot di un incontro con il Governo, a distanza di settimane – rileva- non ha ancora ottenuto risposta.

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