SMI: per un errore procedurale, la rogatoria rischia di essere inutilizzabile
Un inghippo procedurale che rischia di vanificare l’indagine romana sul caso SMI, la finanziaria sammarinese perquisita alla fine del 2009. Per l’inchiesta antiriciclaggio, che coinvolge la società capitolina Amphora e la SMI, il pm Perla Lori aveva chiesto un supplemento d’indagine lo scorso maggio; il problema però, sollevato dai difensori degli indagati e riconosciuto dal gip Giovanni Ariolli che ha inviato un provvedimento alla fine di gennaio, è che dall’iscrizione della prima notizia di reato, che in questo caso risale al 2007, non era mai stata formulata alcuna richiesta di proroga, e la legge impone che si chieda entro sei mesi. Decorsi questi termini, tutti gli atti compiuti dopo rischiano di essere inutilizzabili al processo, compresa la rogatoria inviata a San Marino con la quale si chiedeva conto delle posizioni di 1.200 clienti SMI, i cui nomi finirono su tutti i giornali italiani. Da San Marino, una volta perfezionate le notifiche, la magistratura continuava ad inviare faldoni su faldoni, la rogatoria era stata evasa per metà. La prossima settimana è prevista un’udienza in terza istanza, quando il giudice Emiliani dovrà decidere in merito al ricorso in appello presentato da alcuni dei clienti SMI che si stanno opponendo ai sequestri: in quella sede è probabile che i difensori sollevino la questione procedurale emersa in questi giorni.
Francesca Biliotti
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