Per la prima volta nella storia dell'uomo è stato raggiunto il record di concentrazione di CO2 nell'atmosfera, ed è stata superata la soglia di 400 parti per milione (ppm). Non succedeva da tre milioni di anni, dicono gli scienziati che, monitorando costantemente il livello di biossido di carbonio, ormai si attendevano questo risultato. "Un livello altissimo che rappresenta l'ennesimo campanello d'allarme rispetto ai cambiamenti climatici in corso nel Pianeta" avverte Greenpeace secondo cui "la nostra dipendenza dalle fonti fossili ci ha condotti oltre l'ennesima soglia di distruzione del clima" e sta "spingendo il cambiamento climatico verso un punto di non ritorno". La rilevazione è stata fatta dalle stazioni del Noaa (National Oceanic and Atmosferic Administration) del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti e dello Scripps Institution of Oceanography, nella base di Mauna Loa, nelle Hawaii, nell'Oceano Pacifico. Gli scienziati stimano che gli attuali livelli di concentrazione di CO2 in atmosfera furono raggiunti fra i 3,2 e i 5 milioni di anni fa, quando le temperature medie erano tra i 3 e i 4 gradi centigradi più alte rispetto ad oggi e le regioni polari erano più calde di 10 gradi. L'estensione dei ghiacci era molto limitata, rispetto a quella attuale, e il livello dei mari tra i 5 e i 40 metri più alto. Il rischio, dunque, è che si possa tornare a queste condizioni, con conseguenze devastanti per la natura e l'uomo. L'innalzamento delle temperature - provocato soprattutto da petrolio, carbone e gas che bruciano - provoca fenomeni atmosferici estremi, siccità, alluvioni, frane. E, in tanti casi, disastri e vittime. L'sos è continuo da parte di scienziati e ambientalisti - la Banca Mondiale ha previsto un aumento della temperatura globale di quattro gradi centigradi nel 2060 - ma gli impegni dei Paesi sviluppati non sono ancora sufficienti per ridurre i gas serra. "Se le emissioni di gas serra continueranno con questo ritmo - spiega Greenpeace - il pianeta raggiungerà le 1.000 ppm nel giro di 100 anni, laddove, invece, aumenti di concentrazione di solo 10 ppm richiedevano, nelle ere passate in cui c'erano più intensi cambiamenti climatici, mille o più anni". "La nostra dipendenza dalle fonti fossili ci ha condotti oltre l'ennesima soglia di distruzione del clima" ha osservato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. "Tuttavia, gli imprenditori delle fonti fossili e i governi che garantiscono le loro fortune economiche, continuano a progettare un futuro di energie sporche spingendo il cambiamento climatico verso un punto di non ritorno". Ma un'alternativa per "una vera rivoluzione esiste: è nelle fonti rinnovabili e nell'efficienza energetica".
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