Sottomarino sulla questione rifiuti
Ci pare che ancora non sia stato compreso il concetto di rifiuto = risorsa, con la possibilità di recuperare i materiali facilmente riutilizzabili e riciclabili (carta, vetro, ferro, alluminio, legno). Coloro che in Italia e nel mondo si sono ingegnati a sfruttare ciò che poteva essere riutilizzato invece che incenerito o seppellito hanno spesso saputo creare impresa e posti di lavoro, oltre che gravare meno sull’ambiente e sulle casse del Paese (non guasta citare per l’ennesima volta il comune italiano di Capannori, del quale si possono trovare notizie su: http://www.s8marino.org/blog/138-sottomarino-incontra-il-comune-di-capannori): il ciclo virtuoso di tali processi comprende anche la ricerca scientifica, aspetto che ancora una volta si lega alla realtà sammarinese in vista della nascita della partnership per il polo scientifico-tecnologico.
Abbiamo bisogno di maggiore coscienza della responsabilità di ogni cittadino, nonché di impegno e trasparenza da parte di coloro che operano le scelte di gestione dei materiali raccolti: senza entrare negli aspetti tecnici degli accordi, sarebbe una buona cosa sapere periodicamente come va la raccolta differenziata, quali sono i livelli qualitativi raggiunti, quali le carenze, quanto costa e quanto consente di guadagnare la differenziazione di ogni tipologia di materiale, a chi viene rivenduto e cosa ne viene ricavato. A San Marino abbiamo in corso una sperimentazione di raccolta porta a porta a Chiesanuova e un nuovo impianto per il compostaggio della frazione umida presso il centro di San Giovanni: perché queste due iniziative positive non vengono fatte risaltare? Perché non funzionano, perché non c’è privatizzazione del servizio come accade da molti mesi per la raccolta stradale o per disinteresse?
Sono anni che coloro che decidono ci dicono che si stanno impegnando a risolvere la questione dei rifiuti ma ci pare che si stia procrastinando sempre, grazie alla formula “pago perché qualcun altro si accolli il mio problema”: dietro scarni comunicati stampa e una fiacca, quando non inesistente, polemica delle associazioni ambientaliste, continua l’export di rifiuti, scaricandoli sulle spalle di popolazioni sempre più imbestialite per le ricadute di tali decisioni sul loro ambiente e sulla loro vita. Dobbiamo produrre meno rifiuti e quasi sicuramente dovremo tenercene una parte in territorio: dobbiamo ad ogni modo imparare che non possiamo risolvere tutto con lo scarica barile, perché può durare solo finché gli altri non si RIFIUTANO.
Sottomarino