La vendita della spiagge? Le associazioni dei balneari definiscono "surreale" il dibattito sugli emendamenti di riferimento alla legge di stabilità e sostengono che la "svendita" non è stata avanzata da nessuno, "meno che mai dalle nostre organizzazioni". I balneari fanno sapere di aver chiesto oggi un incontro a tutti i capigruppo del Senato per cercare di portare avanti "un esame più serio e concreto" della materia. La proposta comparsa negli emendamenti, puntualizzano in una nota congiunta Sib-Fipe/Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Cna Balneatori, Assobalneari Italia-Confindustria e Oasi-Confartigianato- si colloca nel"normale procedimento di sdemanializzazione disposto dall'articolo 35 del codice della navigazione del lontano 1942". Viene citato il caso del Comune di Rimini che di recente "è diventato, finalmente, proprietario di ben 140.000 metri quadri del suo lungomare a seguito, proprio, della sclassificazione di un tratto di quello che era un tempo 'demanio marittimo'. Il tutto senza scandali- sottolineano le categorie- e senza che si sia intrapresa alcuna epica battaglia per la salvaguardia della 'spiaggia' anzi manifestando grande soddisfazione e rammarico per il tanto tempo trascorso per fare ciò che la logica imponeva: sdemanializzare e cedere". Le imprese italiane del settore, concludono allora le associazioni, "meritano rispetto e considerazione e non la presa di posizione pregiudiziale magari di chi continua ad opporsi a qualsiasi iniziativa che riguardi questo settore con argomentazioni fragili e inconsistenti, in alcuni casi palesemente strumentali, arrivando persino a infangare e demonizzare 30.000 aziende a conduzione familiare disonorandole quale potente lobby".
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