Sport per bambini, l'esperto: iniziare fin dai tre anni. Ecco quali discipline scegliere in base all'età
L'esercizio fisico è alla base delle terapie e della prevenzione di quasi tutte le malattie. Ecco quali discipline scegliere, anche per ragazzi iperattivi o svogliati, e come affrontare l'agonismo fin da bambini
La scienza ormai non ha dubbi: l’attività sportiva permette ai bambini di ridurre la sedentarietà, migliora le capacità cognitive e favorisce una sana crescita fisica. Ma come scegliere quella giusta per il proprio bambino? Ne abbiamo parlato con Attilio Turchetta, Responsabile dell’Unità Operativa di Medicina dello Sport dell’Ospedale Bambino Gesù.
Che differenza c'è fra attività fisica e sport?
Facciamo subito degli esempi. Se io dicessi: “Mamma, scendo che ci sono gli amici”, mi accingerei a fare dell’attività fisica. Se invece domandassi: “Mamma a che ora andiamo a nuoto?”, mi starei preparando per fare attività sportiva. L’attività fisica è legata al concetto di movimento, qualsiasi esso sia - come nel caso di una semplice passeggiata -, mentre il vestirsi in una certa maniera, con regole e orari, riguarda lo sport. E' la cornice che inquadra l'attività che fa la differenza.
Quante ore di sport alla settimana i bimbi dovrebbero fare?
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha prodotto una serie di importanti pubblicazioni sull'argomento, affrontando la questione relativamente a tutte le età. Per i bambini parliamo di almeno un'ora al giorno per cinque giorni alla settimana, di cui 20 minuti di attività fisica intensa codificata ad elevato livello di intensità. Si tratta quindi di un carico di lavoro importante, non sempre i ragazzi ce la fanno. Nel mondo anglosassone tutto questo esercizio viene svolto a scuola mentre in Italia ancora non ne siamo in grado: come referente della Società Italiana di Pediatria abbiamo aperto un tavolo tecnico presso il Ministero della Salute. Per i bimbi in età pediatrica, esiste un enorme problema legato alle strutture, mancanti nelle periferie e difficoltose da raggiungere per chi si muove in centro città.
A quale età è giusto iniziare a fare sport e come scegliere la disciplina giusta in base all'età
- Si dovrebbe iniziare il più presto possibile, attorno ai 3 o 4 anni, con attività di psicomotricità. Non si tratta di sport vero e proprio ma di attività in cui il bimbo impara a muovere il corpo nello spazio, a lanciare oggetti, ad alzarsi etc.
- A 5 o 6 anni possiamo inserire attività sportive generali come atletica o nuoto, basilari per ogni disciplina che si praticherà in futuro. Perchè per diventare atleti serve una buona preparazione atletica di base.
- A 7 o 8 anni ci possiamo avvicinare ad una attività sportiva codificata che fra i 10 e 12 anni diventerà agonistica.
Come orientarsi nell'ampia offerta delle varie discipline
La cosa migliore è offrire ai bambini una vasta gamma di attività da provare. Ad esempio, far fare ad un bimbo calcio per aspirazioni familiari è sbagliato. E' giusto che i più piccoli sperimentino lo sport in varie forme e in vari contesti, come all'interno dei centri estivi che impegnano i bimbi per molte ore. Calcio, ping pong, scherma, pallavolo: un'ampia proposta permetterà al bambino di individuare ciò che fa per lui. La scelta dell’attività da praticare deve essere inoltre una decisione consapevole e di compromesso tra ciò che piace al bimbo e ciò che il genitore può permettersi. Per quanto riguarda le discipline che prevedono l'utilizzo di un solo arto è importante non considerarle meno adatte solo perché appaiono meno complete di altre. Dal tennis al lancio del disco, ogni sport asimmetrico ha necessità di ricostruire la simmetria in allenamento. Infatti non esistono atleti con arti diversamente sviluppati. Tuttavia in questi sport il bimbo ha a che fare con il proprio corpo e un oggetto, risultando quindi maggiormente specialistici. Addirittura nel tennis si ha a che fare con uno strumento, oltre alla pallina: a questa disciplina, come nell'hokey, ci si può approcciare fra gli 8 e i 10 anni poiché richiede una competenza superiore.
Quali sport sono più adatti per bambini un po’ svogliati, o, piuttosto iperattivi?
Con lo sport cerchiamo di dare un'educazione. Se è vero che esistono i bimbi con una diagnosi di iperattività, non vale altrettanto per quelli più svogliati. Forse lo diventano perché i genitori sono i primi a non praticare nessuna attività, fornendo quindi un errato modello educazionale. Non esiste lo sport curativo, però per un bimbo un po' pigro una disciplina di squadra può essere di stimolo maggiore per l'effetto di emulazione e imitazione dei compagni. Mentre per quanto riguarda i ragazzi iperattivi – parliamo di quelli con una patologia diagnosticata, ad esempio l’Adhd – già solo interessarli con uno sport sarebbe un bel risultato.
Agonismo, stress o giusto stimolo?
Per ottenere risultati lo sport diventa un lavoro, dato l'impegno settimanale che richiede. In certe attività, poi - come nel nuoto, dove a 10 anni si lavora per 2 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, o nella ginnastica, che prevede l’avvio all'agonismo dai 7 anni per diventare atlete a 16 - si inizia molto presto. In questi casi i genitori devono fare una scelta di campo, osservando i propri figli. Fermo restando che i medici devono essere in grado di individuare chiaramente la giusta dose di esercizio fisico affinché si eviti il troppo stress. Quando i figli hanno voglia di fare uno sport perché piace, è giusto assecondarli purché esista una giusta sinergia fra medici, allenatori e genitori, in grado di offrire loro un adeguato carico di lavoro, che porti ai risultati senza eccedere. Un fenomeno molto diffuso e da combattere - che riguarda soprattutto le donne - è l'abbandono sportivo (o drop out, in inglese) che avviene in preadolescenza. Il cambiamento corporeo e di interessi, l'impegno scolastico e i primi amori fanno sì che specialmente fra la terza media e la prima superiore moltissimi ragazzi lascino lo sport, spesso in modo definitivo. Stiamo cercando di lavorare a delle soluzioni, partendo dalle piccole cose come l'equiparazione del voto di attività fisica agli altri nella media scolastica. Anche i social, oggi, sono colpevoli di portare via molto tempo alle attività sportive. A fine luglio, in un congresso della Federazione Medico Sportiva Italiana intitolato “Età biologica, età anagrafica 2.0. Una longevità in salute”, al netto di dati scientifici e interventi, il messaggio finale che ne è scaturito è stato: “muovetevi”. Poco? Pochissimo? Meglio così che niente. Per iniziare va benissimo. E' questa una spinta potente che viene data agli adulti per vivere bene. Ormai l'attività fisica regolare è all'interno della terapia di ogni malattia cronica - come diabete, depressione, cancro - e alla base della terapia preventiva di tutte le patologie. Almeno 4 ore a settimana. Prima lo insegniamo ai ragazzi più loro lo terranno a mente e li allontaneremo dalla sedentarietà futura. Fargli fare un'attività organizzata è come comprargli un'assicurazione sulla salute.
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