Srebrenica: 21 anni fa il massacro di oltre 8.000 bosniaci musulmani
Quando si dice che l'UE ha garantito la pace, in Europa, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, ci si dimentica di quanto avvenuto negli anni '90 nei Balcani. Una serie di conflitti sanguinosi, di stragi: provocate anche da interessi inconfessabili da parte di Potenze che – anziché mediare – soffiarono sul fuoco. Srebrenica è il simbolo di tutto ciò: dopo la presa della cittadina a maggioranza musulmana, da parte delle forze serbo-bosniache, i maschi furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento, in realtà vennero uccisi e sepolti in fosse comuni. Ma a questo orrore non si arrivò per caso. L'area di Srebrenica, nei mesi precedenti il massacro, era stata definita zona protetta dall'ONU. In teoria doveva essere demilitarizzata; in realtà – alle forze Bosgnacche sotto il comando di Naser Oric – fu permesso di tenere le armi, con le quali vennero compiute sanguinose incursioni nei villaggi serbi circostanti. Una realtà scomoda, ma che lo storico inviato della RAI Ennio Remondino ricorda bene. Ciò che avvenne prima, ovviamente, non può giustificare il massacro dell'11 luglio del 1995; Remondino sottolinea anche le pesanti responsabilità del contingente ONU, che avrebbe dovuto garantire l'incolumità della gente di Srebrenica
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