Staminali, si lavora a relazione sulle strutture a San Marino
Il terreno delle staminali è ancora nuovo, considerando che a San Marino la prima autorizzazione ad operare risale al 2007. Ma a distanza di tempo è ora possibile entrare nello specifico, anche alla luce delle ultime polemiche scaturite dalle due rogatorie della procura di Torino. La relazione evidenzia più punti: il primo riguarda la vigilanza su biobanche già autorizzate e che svolgono attività di conservazione – vale a dire Bioscience Institute e Isf. Il dirigente dell’Authority Andrea Gualtieri non si sbilancia ma non nasconde che un ulteriore approfondimento riguarderà anche quanto pubblicizzato nei relativi siti, dove in un caso si possono trovare promesse di una pelle giovane grazie ad iniezioni di proprie cellule staminali. Il secondo punto si concentra sull’analisi delle società che potrebbero svolgere l’attività senza averne fatto richiesta - due in tutto - e quella che ha invece avanzato domanda di autorizzazione, vale a dire la Rewind Biotech, legata in precedenza al dottor Davide Vannoni nel mirino del pm torinese Raffaele Guariniello, e che ora ha inoltrato nuova richiesta con un nuovo legale rappresentante. Il terzo punto riguarda la vigilanza su attività sospettate di utilizzare le staminali a scopo terapeutico.“A San Marino - spiega Gualtieri - c’è un’attività di controllo che funziona, c’è sempre stata vigilanza e nei casi sospetti sono stati presi i provvedimenti necessari. Questo perché la scelta di San Marino è quella di consentire solamente la conservazione delle cellule staminali, rimandando solo dopo l’istituzione di un comitato di bioetica la fase che riguarda la ricerca e la sperimentazione.” Nel frattempo è stata avviata una sinergia tra i tecnici dell’Authority ed esperti in campo di cellule staminali del ministero italiano della sanità, per monitorare eventuali rapporti delle società sammarinesi con consulenti italiani, nel rispetto delle direttive europee che anche San Marino si sta accingendo a recepire.
Monica Fabbri