Strage di Bologna, la nuova pista punta sul terrorismo palestinese
Quel giorno l’Italia tocca il fondo. Alle 10.25 un ordigno esplode nella sala d’aspetto di II classe della stazione. 85 morti oltre 200 i feriti. 28 anni sono passati e ancora non c’è un movente, non ci sono mandanti. Mambro, Fioravanti, Ciavardini: questi gli esecutori materiali, secondo sentenza passata in giudicato. Alla base, secondo un fronte sempre più vasto e bipartisan di innocentisti, un teorema accusatorio inconsistente: basato sulla testimonianza di un criminale della banda della Magliana sbugiardato dai suoi stessi famigliari. Strage fascista si disse subito. Strage fascista era scritto sul cippo commemorativo già 13 anni prima della sentenza definitiva di condanna a Fioravanti e Mambro, come a voler cristallizzare un dato di fatto incontestabile. Strage fascista disse l’allora presidente del Consiglio Cossiga. Quello stesso Francesco Cossiga che però nel ’91, da Presidente della Repubblica, fece marcia indietro. E da quel giorno l’ha sempre ripetuto che dietro il 2 agosto non c’erano i NAR, gli sbandati neri. “La strage – ripete Cossiga - sarebbe stata causata da un incidente avvenuto durante il trasporto di esplosivi da parte di terroristi mediorientali”. O forse non fu un incidente, ma una rappresaglia contro l’Italia per la violazione di uno scellerato patto di non belligeranza con il terrorismo palestinese come indicherebbe la cosiddetta nuova pista tedesca. Se Cossiga mente, deve rispondere davanti alla Giustizia per queste affermazioni. In caso contrario sembra una follia non ascoltarlo. Le dichiarazioni di Cossiga sull’altra strage del 1980, quella di Ustica, hanno determinato la riapertura delle indagini, in questo caso no? Perché? Cosa si teme ancora a 28 anni di distanza? Fioravanti e Mambro sono ormai persone libere; Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti, ha di fronte a se una condanna a 30 anni per un’infamia dalla quale si è sempre dichiarato estraneo. E’ lui l’ultima vittima di quel 2 agosto?
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