Gli striscioni comparsi davanti alle sedi delle Camere del lavoro di Ravenna, Rimini e Cesena sono "gravi provocazioni fasciste", contro le quali "serve una ferma e severa risposta democratica". La Cgil dell'Emilia-Romagna commenta cosi' la comparsa degli striscioni con la scritta: "Non si puo' morire di lavoro", davanti ad alcune sedi del sindacato in regione. E parla di una "lunga catena di gravi provocazioni", ricordando i fatti analoghi accaduti Faenza e a Modena o quelli di Forli', dove nel dicembre dell'anno scorso c'e' stata "un'aggressione da parte di militanti di Forza Nuova ad un dirigente della Fiom Cgil". Stavolta, dice il sindacato regionale, "l'argomento nulla ha a che fare con gli obiettivi che costoro intendono perseguire". In realta' "si vuole colpire la Cgil e tutto il sindacalismo libero e democratico", usando "un tema che da sempre e' al centro dell'azione del sindacalismo confederale". Di fronte a "questi attacchi" e "all'arroganza di chi ritiene di agire pubblicamente inneggiando al fascismo2, dunque, "e' necessario che la risposta delle forze democratiche sia la piu' ferma", ed "e' fondamentale che tutte le istituzioni, assieme ai sindacati, adottino ogni azione atta a riaffermare quotidianamente i valori democratici e di ripudio del fascismo che sono a fondamento della Costituzione".
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