Talenti in fuga, l'immunologo Giacomo Gorini: "Torno all'estero, in Italia non c'è spazio per innovare"
Il celebre studioso riminese non risparmia critiche al sistema. "E' stato bello - dice - pensare per un attimo di poter rimanere in Italia"
La storia si ripete: giovani ricercatori costretti a lavorare all'estero per mancanza di opportunità in Italia. E' pronto a partire di nuovo Giacomo Gorini, immunologo riminese di 34 anni con esperienze in prestigiosi istituti nel mondo. Durante la pandemia il contributo alla realizzazione del vaccino AstraZeneca che lo ha reso celebre al grande pubblico.
Dopo anni di duro lavoro, il bisogno di un periodo di pausa a casa, in Romagna, dove ha gli affetti di sempre. E il tentativo di far partire progetti nella sua Italia, ma ciò non è stato possibile. "Tra l'amore per il mio Paese e il dover abbandonare le mie ambizioni, ho scelto di coltivare i miei progetti", racconta Gorini. "Se vuoi innovare e cambiare il modo in cui vengono fatte le cose - aggiunge - si va incontro a una resistenza a più livelli". Tra i piani, poi svaniti, quello di avviare un'industria biotecnologica per studiare farmaci di nuova generazione. Non solo ricerca: durante il periodo di ritorno a casa anche un'esperienza di insegnamento nel carcere di Rimini.
Pur nella ferma convinzione di ripartire, emerge una nota di rammarico nelle parole di Gorini. "E' stato bello - dice - sperare per un attimo che si potesse rimanere in Italia per lavorare senza compromettere qualità e ambizioni. Ma ora che si stanno delineando opportunità estere, sento molto forte il richiamo delle 'sirene'".
Nel servizio l'intervista a Giacomo Gorini (immunologo)
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