Tantissime persone presenti al funerale dei quattro alpini morti in Afghanistan
Intorno alle quattro bare, avvolte nel tricolore, tutto il dolore e la rabbia delle famiglie. Giorgio Napolitano ha abbracciato, commosso, i parenti dei giovani alpini uccisi in Afghanistan. I loro visi, immobili nel sorriso di carta di una fotografia, stretti al petto dei genitori. L’ultimo saluto è avvenuto in una basilica gremita di gente. A Santa Maria degli Angeli, a Roma, c’erano parenti, amici, conoscenti, e naturalmente la politica. Oltre a Napolitano, anche Fini, La Russa, Schifani, Maroni, Matteoli, e tanti altri. “L'Italia abbraccia come una madre Gianmarco, Sebastiano, Marco, Francesco”, ha esordito nella sua omelia monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia. I quattro alpini sono stati ricordati come "profeti del bene comune, decisi a pagare di persona ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto. Erano in Afghanistan - ha aggiunto - per difendere, aiutare, addestrare. Il vero dono non è dono di qualcosa, ma il dono di sé. Il dono ha a che fare con la vita, e perciò anche con la morte.” E mentre l’Italia piange i suoi soldati, la politica si scontra sul sì alle bombe. Domani il ministro della Difesa La Russa riferirà in Senato. Probabilmente verrà chiesto il consenso del Parlamento per armare i caccia italiani in Afghanistan. Mentre Frattini, in un’intervista a Repubblica, ha parlato del ritiro del contingente italiano. Inizierà la prossima estate e procederà gradualmente. L'intenzione è di completarlo nel 2014.
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