Il “tattoo” non passa mai di moda
Da Cook in poi i “tahow” dei Tahitiani fanno scuola. La parola fa il verso al “tau-tau”, verbo del picchiettare col martelletto in legno sull'ago, che colora e insanguina la pelle: da “tautau” a tattoo il passo è breve. Lo facevano gli Egizi a scopo funerario e anche i Maori chiamandolo Moko-moko dritto in faccia per spaventare. I Giapponesi da millenni con la Yakuza e gli antichi Romani mutuandolo dai Britanni in battaglia, così come i Crociati, per essere sepolti in Cristo e i Paleocristiani per riconoscersi si tatuavano sulla fronte croce o pesce. Otzi, la mummia altoatesina di Similaun, di oltre 5000 anni fa, li aveva a carbone su tutto il corpo per scopi terapeutici. Punk e Bikers sono storia di decenni agli sgoccioli, che perdura. Oggi la moda impazza e diventa body-art da bottega artigiana s'insinua nei 'media' trasferendo significati comunicando e informando sul pubblico e il privato di ognuno addirittura tra coniugi e amanti. Nascosti e visibili toccano l'intimità con lettere, segni, forme sensuali a volte nascondono il peccato: lo usano i fedifraghi per rassicurare gli amanti... tatuano tradendo senza tradirsi mai.
Nel video le interviste a Umberto Geirola, tatuatore e Marco Zanotti, gestore “Independent tattoo”.
fz