E' bipartisan il grido di dolore che si alza dal Parlamento sul passaggio del controllo di Telecom e ALitalia ad aziende straniere. Tanto i partiti di maggioranza quanto quelli di opposizione, hanno tutti chiesto al Governo di riferire in Aula, cosa che avverrà martedì, mentre domani i riflettori saranno accesi sul Senato, dove era in programma una audizione di Bernabè. E mentre c'e' chi riesuma la golden share, il premier Enrico Letta, in un duro botta e risposta con l'ex premier Massimo D'Alema(che fu uno degli artefici della privatizzazione di Telecom), ricorda che si parla di aziende private. Tutta la gamma delle parole che esprimono un giudizio negativo sull'operazione Telecom sono state usate dai maggiori dirigenti politici: ''disastro'' (Fabrizio Cicchitto, Gennaro Migliore), ''preoccupante'' (Roberto Speranza, Renato Schifani), ''allarme'' (Altero Matteoli). In ogni caso i capigruppo di Pd, Pdl e Sel, Speranza, Renato Brunetta e Migliore chiedono un chiarimento parlamentare allo stesso premier Letta. E martedì mattina il premier alle 10,30 interverrà alla Camera. ''Guardiamo, valutiamo, vigileremo sul fronte occupazionale, ma bisogna ricordare che Telecom e' una società privata e siamo in un mercato europeo", dice. Letta poi sembra puntare il dito contro l'imprenditoria italiana: "Telecom e' stata privatizzata, e di tutte le privatizzazioni italiane non credo sia stata uno dei piu' grandi successi. Quindi anche se arrivassero dei capitali europei credo che cio' potrebbe aiutare Telecom a essere migliore rispetto agli ultimi 15 anni". Massimo D'Alema si è sentito chiamato in causa e ha replicato: "Non ho venduto nessuna azienda. Telecom era già privatizzata ed è stata acquistata con una opa sul mercato". E in ogni caso la decisione fu presa con il ministro del Tesoro, cioè Carlo Azeglio Ciampi. Brunetta ha osservato che ''e' proprio la mancanza di dettagli e di chiarezza che alimenta le preoccupazioni''. Al di là della questione dell'italianità ciò che provoca dubbi è la capacità di Telefonica, oberata di debiti (come sottolineano Cicchitto, Luigi Zanda e i deputati di M5s), di investire nella rete e nelle infrastrutture in Italia. Paradossalmente oggi è il Pdl, con Gasparri e Brunetta, a rilanciare lo scorporo della Rete e la sua acquisizione da parte di Cassa depositi e prestiti, su cui gridarono allo scandalo nel 2006 quando esso fu proposto dal consigliere dell'allora premier Romano Prodi, Angelo Rovati. Anche Linda Lanzillotta chiama in campo Cdp e invita Enrico Letta a esercitare la golden share, così come l'ex ministro Mario Landolfi (Pdl). Anche Pierluigi Bersani invita a ricorrere a tutti ''gli strumenti giuridici per assicurare uno sviluppo di questo asset''. Beppe Grillo chiede invece al governo di rinazionalizzare Telecom con i soldi ricavati dalla rinuncia alla Tav. C'è poi una preoccupazione sui livelli occupazionali, di cui si sono fatti interpreti Matteo Colaninno, responsabile economia del Pd e Luciano Uras (Sel). E non manca la polemica politica. Il Pd, con Zanda e Michele Meta, accusa il centrodestra di non aver avuto delle politiche industriali, quando era al governo. Zanda poi parla di ''sciagurata disinvoltura con cui nel 2008 sono stati buttati al vento cinque miliardi di euro dal Governo Berlusconi'' su Alitalia. E d'altra parte Maurizio Sacconi attacca il ministro Pd Flavio Zanonato per ''l'incredibile sottovalutazione'' della vicenda Telecom.
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