Testimone depone e dichiara di trafficare cocaina. E' successo ieri in tribunale
“Mio figlio commercia in auto, io traffico in cocaina”, papale papale nel verbale processuale ha dichiarato un testimone ad un processo, che vedeva protagonisti 5 italiani, per un pagamento non onorato con la consegna della merce e finito con minacce. Di sammarinese solo la sede terminale del fatto: un salone vendita auto. Causa scatenante una partita di coca che il “padre” non avrebbe consegnato in Italia, incassando una contropartita di 50mila euro, 20mila in meno di quanto pattuito. I creditori volevano rientrare della cifra prelevando un’auto dal salone sammarinese del “figlio”. Da qui la controversia finita in Tribunale. Già il “padre”, residente nel ravennate, era stato sorpreso un anno fa con 1,7 kg di coca in auto. Tranquillamente, ha ammesso di essere un “trafficante molto stimato nel settore per la sua correttezza”, ha raccontato come spesso utilizzi i facchini per trasportare la merce “in un caso 128 chili” e che per lavoro percorrere 20mila km al mese. Dettaglio: Paolo Passerella, il padre, non ha la patente. Alla fine il magistrato Alberto Buriani non ha condannato nessuno perché nessun reato é stato commesso in Repubblica. Alla magistratura sammarinese adesso il compito di trasmettere gli atti ai colleghi italiani.
g.m.f.
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