Tlc, parla la NetCo: "Da noi massima trasparenza". Possibili "effetti collaterali" se si ferma il progetto
“Da parte nostra c'è sempre stata la massima trasparenza”. Sono le parole di Matteo Casadei, presidente della Public NetCo: società che si occupa della nuova rete mobile e in fibra dello Stato. Il commento dell'azienda arriva a due giorni dalla presentazione dell'ordine del giorno della nuova maggioranza che mette, di fatto, in discussione il progetto con la multinazionale cinese Zte per realizzare l'infrastruttura. Chiede che l'Aass sospenda i trasferimenti economici alla Public NetCo in attesa di valutazioni. La principale accusa è di essere un “buco nero per bypassare controlli e regole”, in aggiunta ai dubbi sulla sicurezza per il 5G sviluppato da aziende cinesi. 12 milioni, come è stato ricordato in Aula, è la cifra da destinare a Zte e in parte già versata.
Il presidente della NetCo, che ha assunto l'incarico a giugno 2019, si sofferma sui possibili “effetti collaterali” di un'ipotetica interruzione degli accordi e sull'eventualità di perdere sia il fornitore della tecnologia, uno dei “pochi” a livello internazionale, sia il rapporto con Wind-Tre interessata ad operare sul Titano. Casadei ne fa quindi anche una questione di immagine del Paese verso l'esterno. In caso di blocco del progetto, “cosa potrebbero pensare gli altri operatori del settore?”, si chiede. Zte ha già consegnato gli apparati per realizzare la fase 1 del progetto per la rete mobile. Al momento, opererà in 4G. Il 5G sulla rete pubblica sarà limitato a dei siti “strategici” e sarà implementato solo in un secondo momento. Le accuse alla NetCo, per il presidente, sono infondate. Arrivano, dice, “soprattutto da chi non ha vissuto i nostri consigli di amministrazione. Tutto è documentato”. L'obiettivo, sostiene, è creare una rete funzionale mantenendo un basso livello di emissioni. “Prenderemo atto delle decisioni del Governo”, dice Casadei in merito al futuro, augurandosi un confronto costruttivo con i nuovi Segretari di Stato competenti.