A una settimana dalla catastrofe continua a salire il numero delle vittime dello tsunami nell’Oceano Indiano. L’ultima cifra ufficiale parla di 130.000 morti accertati in 8 Paesi; ma l’ONU prevede si possa arrivare – purtroppo - a 150.000. Quel che è certo è che cifre assolute non si avranno mai; migliaia di cadaveri non potranno essere recuperati. Le vittime italiane finora accertate sono 18 ma – secondo il ministro degli esteri italiano Gianfranco Fini – il numero complessivo dei deceduti sarà infine molto superiore. Secondo stime provvisorie, fornite dai vari paesi, sono oltre 350 gli stranieri morti e 8000 i dispersi nei Paesi del Sud Est asiatico. Intanto L’Organizzazione Mondiale della Sanità registra i primi segnali di malattie gastrointestinali per le popolazioni colpite dall’onda anomala, i virus si diffondono attraverso l’acqua inquinata e gli insetti. La situazione è resa ancor più drammatica dalla pioggia - che continua a cadere incessante nelle aree devastate dal maremoto - e dalle numerose scosse di assestamento del sisma. Tutto ciò ostacolo gravemente la distribuzione degli aiuti umanitari, la ricerca dei superstiti e l’identificazione delle persone decedute. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite – Kofi Annan – le popolazioni colpite impiegheranno almeno 10 anni per risollevarsi dalla tragedia. Episodi raccapriccianti sono stati segnalati nell’arcipelago indiano di Nicobare dove alcuni feriti sarebbero stati sbranati dai coccodrilli.
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