L'annuncio è del primo ministro Mohammad Ghannouchi: il Governo è destituito, verranno indette elezioni anticipate entro 6 mesi. Poco prima il Partito democratico progressista, all’opposizione in Tunisia, aveva chiesto “un governo di unità nazionale, per evitare un bagno di sangue”. E’ la resa di Ben Alì alla piazza, in quella che sembrava una giornata senza incidenti, pur caratterizzata dallo sciopero dei sindacati e dalle manifestazioni degli oppositori. Ma la situazione è poi precipitata, nonostante le aperture contenute nel discorso di ieri del Presidente tunisino. Aveva ordinato la riduzione dei prezzi, annunciato di non ricandidarsi nel 2014 e promesso di consentire l'organizzazione di libere manifestazioni. Non è bastato, anche perché nel frattempo si erano diffuse, tra la popolazione, le notizie sugli scontri avvenuti in nottata. 13 vittime, secondo fonti ospedaliere. Sono ripresi allora i tumulti, con centinaia di manifestanti ad assediare il ministero dell’Interno. La polizia, che in mattinata non era intervenuta, ed aveva osservato i cortei a distanza, ha risposto con cariche e lanci di lacrimogeni. Poi la dichiarazione dello stato di emergenza in tutto il Paese, con il coprifuoco dalle 17 alle 7 del mattino, il divieto di assembramenti di più di 3 persone e la minaccia di ricorrere alle armi se gli ordini non saranno rispettati. Chiuso anche lo spazio aereo, in una Tunisi in preda al caos e alle violenze.
Gianmarco Morosini
Gianmarco Morosini
Riproduzione riservata ©