Dubai si riconferma nella top-ten delle città più visitate al mondo, al sesto posto dopo Hong Kong, Bangkok, Londra, Singapore e Macao. Questa moderna Babele, con i suoi 829 metri di grattacielo che sfidano il cielo e persone provenienti da oltre 180 paesi differenti, è diventata una delle mete più popolari tra i turisti di ogni nazionalità. Secondo gli ultimi dati resi noti da Dubai Tourism, nel 2017 si sono registrati 15,79 milioni di turisti, il 6,2% in più rispetto al 2016. Tra i visitatori europei in cima alla classifica ci sono gli inglesi, ma Dubai è una meta richiesta anche dagli italiani che, con 214 mila presenze, registrano un più 5% rispetto all’anno precedente.
Per raggiungere questi traguardi e, soprattutto, per arrivare al tanto decantato obiettivo per Expo Dubai, ovvero 20 milioni di turisti nel 2020, da 4 anni lavora un ufficio marketing ad hoc, con sedi sparse in tutto il mondo; una vera e propria azienda che gestisce le campagne di comunicazione, stabilisce l'immagine della città, porta avanti i rapporti con i tour operator.
Il settore turistico contribuisce infatti in maniera sensibile al PIL di Dubai - oltre il 20% - anche perché la diversificazione economica nei settori non oil è diventata una necessità per il Paese, dopo il crollo del prezzo del barile nel 2015 e in vista dell’esaurimento dell’oro nero, le cui riserve non sono illimitate.
E se per decenni la strategia di marketing è ruotata tutta intorno ai resort 5 stelle e allo shopping di lusso, ora, si cambia rotta: si punta anche sugli altri volti di Dubai, valorizzando la storia, le tradizioni, la cultura, l'arte.
Ma la sfida per i prossimi anni sarà anche un'altra: far sì che Dubai possa rimanere una città vantaggiosa per investire nel settore turistico. La città ha oggi 104.000 camere d'albergo, un numero impressionante, e si prevede arriveranno a 130.000 entro il 2020. Una sfida non semplice, anche per l'instabilità politica del Medio Oriente, ma gli obiettivi semplici non fanno parte delle strategie degli sceicchi emiratini. E con il nuovo motto “from a city you must visit to a city you must experience”, molto probabilmente anche questa sfida sarà vinta.
Elisabetta Norzi
Per raggiungere questi traguardi e, soprattutto, per arrivare al tanto decantato obiettivo per Expo Dubai, ovvero 20 milioni di turisti nel 2020, da 4 anni lavora un ufficio marketing ad hoc, con sedi sparse in tutto il mondo; una vera e propria azienda che gestisce le campagne di comunicazione, stabilisce l'immagine della città, porta avanti i rapporti con i tour operator.
Il settore turistico contribuisce infatti in maniera sensibile al PIL di Dubai - oltre il 20% - anche perché la diversificazione economica nei settori non oil è diventata una necessità per il Paese, dopo il crollo del prezzo del barile nel 2015 e in vista dell’esaurimento dell’oro nero, le cui riserve non sono illimitate.
E se per decenni la strategia di marketing è ruotata tutta intorno ai resort 5 stelle e allo shopping di lusso, ora, si cambia rotta: si punta anche sugli altri volti di Dubai, valorizzando la storia, le tradizioni, la cultura, l'arte.
Ma la sfida per i prossimi anni sarà anche un'altra: far sì che Dubai possa rimanere una città vantaggiosa per investire nel settore turistico. La città ha oggi 104.000 camere d'albergo, un numero impressionante, e si prevede arriveranno a 130.000 entro il 2020. Una sfida non semplice, anche per l'instabilità politica del Medio Oriente, ma gli obiettivi semplici non fanno parte delle strategie degli sceicchi emiratini. E con il nuovo motto “from a city you must visit to a city you must experience”, molto probabilmente anche questa sfida sarà vinta.
Elisabetta Norzi
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