La Corte Suprema degli Stati Uniti è a un passo da una svolta storica: abrogare la legge che riconosce solo il matrimonio tra uomo e donna. E che quindi esclude dai benefici riconosciuti a livello federale le coppie omosessuali, quelle sposate in uno dei nove Stati Usa in cui le nozze gay sono legali. L'attesissima udienza, seguita a Washington da migliaia di persone radunatesi davanti all'edificio del massimo organo giudiziario, è durata circa due ore. Due ore in cui si sono confrontati gli agguerriti sostenitori del matrimonio tradizionale e quelli che sperano si affermi, una volta per tutte, il principio di uguaglianza tra nozze eterosessuali e nozze gay. Dentro l'aula i nove 'saggi' hanno ascoltato le argomentazioni dei favorevoli e dei contrari al 'Defence of Marriage Act (Doma), firmato nel 1996 da quel Bill Clinton che oggi si schiera contro la legge. Hanno ascoltato anche l'avvocato dello Stato che ha ribadito la linea dell'amministrazione Obama per la quale la legge è incostituzionale. E la maggioranza dei giudici - per l'esattezza cinque - ha espresso forti dubbi proprio sulla costituzionalità del provvedimento, sollevando perplessità sul fatto che sia la legge federale a dover dare una definizione di matrimonio. Definizione che invece dovrebbe spettare ai singoli Stati. "Il Doma, nel definire matrimonio quello tra uomo e donna, rischia di essere in contrasto con le leggi statali", con le leggi di quegli Stati che riconoscono alle persone dello stesso sesso il diritto di contrarre matrimonio, ha sottolineato il giudice di nomina repubblicana Anthony Kennedy. Schierandosi così con i quattro colleghi liberal e facendo pendere l'ago della bilancia dalla parte di chi vuole abrogare o riscrivere la norma federale. Dunque, se la Corte dovesse decidere sulla base delle indicazioni emerse dall'udienza, non si tratterebbe di legalizzare le nozze gay in America, ma di aprire la strada comunque auspicata da migliaia di coppie gay sposate: il riconoscimento che anche un partner omosessuale può godere di diritti normalmente riconosciuti all'interno del matrimonio tradizionale. Come l'assicurazione sanitaria, le esenzioni fiscali del caso - anche quelle legate ai figli - o i diritti legati alla legge di successione. "E' andata benissimo. Non ho percepito alcuna ostilità da parte dei giudici", ha esultato uscendo dalla Corte l'ottantatreenne paladina dei diritti dei gay, Edith Winsor, presente nell'aula in cui si è svolta l'udienza. Del resto, tutti i principali media americani si dicono convinti come oramai quella svolta che solo pochi anni fa sembrava impossibile si stia per realizzare.
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