Vallefuoco: segreteria alla Pubblica Istruzione risponde all'interpellanza
Era stata presentata da Sinistra Unita. Il nome dei Vallefuoco era stato accostato al clan camorristico dei Casalesi, dopo l’indagine bolognese che ha scoperchiato il fenomeno del racket in Emilia Romagna. Grande apprensione aveva sollevato la notizia dell’omonimo panificio che a San Marino aveva ottenuto la fornitura per le scuole elementari. Gli avvocati hanno poi smentito ogni possibile collegamento con la camorra. La risposta della segreteria di Stato ha sottolineato aspetti importanti: “Era il periodo delle vacche grasse – si legge – e una spessa cortina di colpevole omertà circondava l’immaginario benessere del nostro Paese. Non c’era trasparenza, c’erano i segreti e non c’erano prove sugli inquietanti segnali che comunque arrivavano dal mondo economico e sociale. Poi i tempi sono cambiati – aggiunge – molti altarini sono stati scoperti. E’ stato evidente che la criminalità organizzata, ben ramificata in Riviera, aveva varcato i confini di Stato attratta da un sistema che adottava le sue stesse procedure: non vedo, non sento, non parlo. Adesso San Marino vede, sente e parla”. Ed ecco la cronistoria: la srl Vallefuoco ottiene la licenza nel gennaio 2006; a luglio il dipartimento sanità da’ l’ok alla produzione. A fine 2008 la commissione esaminatrice assegna la fornitura dei generi alimentari e a marzo 2009 invita la Vallefuoco ad affrontare le problematiche emerse circa la fornitura del pane. Nel giugno 2009 l’avvocatura dello Stato e la direzione asili nido invia una nota al panificio per comunicare che senza cambiamenti sulla qualità del prodotto si procederà a rescindere il contratto. Le farine venivano comunque ricavate da prodotti prevalentemente provenienti da San Marino. A settembre 2009 il congresso di Stato prende atto della rinuncia del panificio a fornire i farinacei alle scuole. La licenza viene sospesa nel novembre 2009 e si procede con la mobilità dell’unica dipendente in forze. “Si tratta di un fatto assolutamente increscioso – conclude la segreteria – ma finito non appena se n’è avuta la percezione, con in cima l’obiettivo della salute dei nostri bambini. Peggio sarebbe stato se, di fronte ai fatti, si fosse persistito in comportamenti dannosi o peggio ancora colposi”.
Francesca Biliotti
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