Verso l’archiviazione l’inchiesta sui 19 magistrati che lavorano a San Marino
All’epoca dei fatti, era metà febbraio circa, si parlò di un attacco al terzo potere dello Stato. Ebbe in effetti un’ampia cassa di risonanza nei principali quotidiani italiani l’inchiesta dei 19 magistrati in carica a San Marino finiti nel mirino della Guardia di Finanza di Rimini con l’accusa di aver dichiarato la residenza nella Repubblica di San Marino per non pagare le imposte sul reddito in Italia. L’indagine partì da due esposti e suscitò da subito una reazione tiepida della politica e della stessa magistratura, che parlò del fascicolo aperto dalla Procura di Rimini come dell’ennesimo risultato del mancato accordo tra Italia e San Marino sulle doppie imposizioni. I magistrati a San Marino infatti sono italiani, così come stabilisce una legge pensata per evitare facili conflitti in una piccola comunità e le indagini delle Fiamme Gialle in questi mesi dovevano accertare eventuali mancate dichiarazioni al fisco: i magistrati hanno la residenza sul Titano ma, secondo la Procura, vivono in Italia ed è qui che devono pagare le tasse. Gli accertamenti sono ancora in corso, per quanto ormai la vicenda sembri marciare spedita verso l’archiviazione per mancato raggiungimento della soglia del reato. Bastano due conti: la condanna per evasione fiscale, che si calcola al netto dei costi sostenuti dal contribuente, scatterebbe dai 180mila euro: una cifra che nessuna delle toghe raggiunge. E proprio a proposti di conti: se rimarrà in piedi come si ipotizza solo un procedimento di tipo amministrativo, non resta che quantificare l’ammontare della pioggia di multe che scenderà sul Tribunale. Poco male, poteva essere tempesta.
Sara Bucci
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