Una scelta che sta sollevando un gran polverone negli ambienti cattolici e laici. Dopo una riunione tormentata durata 6 ore l’Agenzia del farmaco ha detto sì all’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486, che consente di interrompere la gravidanza senza intervento chirurgico. Potrà essere utilizzata solo in ambito ospedaliero, entro il 49° giorno di gestazione. La politica è divisa, il Vaticano si appella al Governo perché ne interrompa la diffusione e parla di veleno letale, un delitto che comporta la scomunica per chi la usa, la prescrive o partecipa a qualsiasi titolo all’iter. C’è chi solleva dubbi sulla sua sicurezza, alla luce dei 29 decessi registrati dal 1988. Ma l’inventore francese si difende puntando il dito su errori nella somministrazione del farmaco. Tra coloro che parlano di trionfo della cultura della morte, e chi si appella ai progressi della scienza e ad un allineamento – sebbene tardivo – con gli altri paesi europei, il baratro appare incolmabile. A San Marino la pillola non arriverà negli ospedali, almeno fino a quando non ci sarà una legge che legalizzi l’aborto. Ma l’arrivo in Italia della Ru486 non può non scatenare reazioni anche nella piccola Repubblica, considerando che per molte donne basta varcare il confine per interrompere una gravidanza indesiderata.
Monica Fabbri
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