Vicenda SMI: con una lettera i risparmiatori invocano l'intervento di BCSM per sbloccare la situazione

Oltre 40 famiglie chiedono la restituzione di quanto depositato nella storica società finanziaria e fiduciaria sammarinese, oggi in L.c.a.; si tratterebbe di oltre 6 milioni di euro

“Gli anni passano, i governi si avvicendano, ma lo stallo rimane”. E' il grido d'allarme lanciato da Thomas Berti, che scrive a nome di oltre 40 famiglie, anche sammarinesi, che “da ormai 9 anni – afferma – lottano per rientrare in possesso” di quanto all'epoca depositato fiduciariamente presso la società del Conte Pasquini. Non si tratta di speculatori – precisa -, bensì di risparmiatori; i cui denari, “a loro insaputa” sarebbero stati in gran parte depositati “presso banche estere”. Il problema – afferma Berti – è che “l'unico passo fatto” in questi anni è in realtà una “retromarcia”: citato infatti il decreto dello scorso 2 aprile con il quale il Tribunale “ha disposto l'archiviazione e la contestuale trasmissione al PF per il parere sulla stessa”.

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Nella lettera si esprimono perplessità in merito a tale pronuncia; sostenendo come non sia “stata svolta alcuna attività istruttoria”. Ci si chiede anche per quale motivo “i componenti del Comitato di Sorveglianza di SMI si siano “dimessi in blocco”. Le speranze dei risparmiatori sono allora rivolte alla funzione di vigilanza di BCSM, e al decreto delegato numero 168 del 2018, che, si osserva, prevede fra le altre cose sia proprio Banca Centrale – qualora su fatti avvenuti negli ultimi 10 anni non siano state effettuate indagini dall'Autorità Giudiziaria, o le stesse si siano concluse con l'archiviazione per estinzione del reato – ad accertare “la sussistenza dei presupposti”, affinché si possa richiedere l'accesso al fondo straordinario a tutela delle frodi finanziarie. Nella missiva – infine - si annuncia che, qualora anche tale strada risulti preclusa, sarà la giustizia internazionale a pronunciarsi.

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