Violenza donne, il silenzio colpevole. Simonetta Matone a Palazzo
Non un momento celebrativo, ma propositivo. La finalità con cui la Reggenza ha promosso l'udienza e invitato a Palazzo Simonetta Matone trova risposta nella puntualità dell'intervento del Giudice e Sostituto Procuratore Generale presso la corte d'Appello di Roma, che parla dei rischi del silenzio e rispolvera i numeri per richiamare la grandezza del fenomeno, partire da quello delle donne uccise fino a novembre che già superiore rispetto allo scorso anno. Poi insiste sulla novità introdotta dalla Convenzione di Instanbul, adottato dall'Italia nel 2013 e di cui San Marino-come ricordano nel loro interventi i segretari Venturini, Valentini e Morganti nel mettere in fila i passi in avanti di San Marino dal 2008 in poi, è prossimo alla ratifica. Un trattato internazionale che, per la prima volta, parla di genere e che nella violenza alle donne riconosce una violazione dei diritti umani. Qualcosa sta cambiando, dunque, alla faccia del sommerso che ancora c'è e alla indifferenza vigliacca che lo lascia nell'ombra. Attenzione ai termini, allora: passi l'oggettivamente brutto 'femminicidio' se serve a definire un particolare fenomeno, mentre sbagliato e fuorviante è scrivere raptus. Perché fascicoli che racchiudono storie di donne diverse finiscono per proiettare lo stesso film, col rischio di smentire Tolstoj: le famiglie infelici sono spesso uguali, hanno protagoniste prive di autonomia le cui giornate sono puntellate da insulti e botte. Fondamentale il lavoro degli assistenti sociali, la sensibilità delle antenne degli operatori del pronto soccorso, ed anche l'ultima scelta, la struttura protetta. Tornando alla responsabilità delle parole, il direttore della nostra emittente Carlo Romeo interviene per Pubblicità Progresso e lascia alla proiezione di alcuni spot la potenza breve del messaggio. Apparentemente leggero, in alcuni casi. Perché, come scriveva Victor Hugo, la libertà comincia dall'ironia.
Sara Bucci