Le donne riconoscono e interrompono più rapidamente le relazioni violente, come evidenziato dal dossier del Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell'Emilia-Romagna, aggiornato al 31 ottobre. Dal 2000 al 2024, le violenze che durano sei anni o più sono scese dal 51% al 40%, mentre le richieste di aiuto di donne che subiscono violenza da meno di un anno sono salite dal 20% al 36%.
Questo progresso, sottolinea il coordinamento, è frutto del lavoro dei centri non solo nell'accoglienza diretta ma anche nella sensibilizzazione sociale e culturale. Tuttavia, il coordinamento critica l’uso politico del fenomeno della violenza maschile. "Le dichiarazioni del ministro della Pubblica Istruzione, durante la presentazione della Fondazione Cecchettin, supportate dalla Presidente del Consiglio, tentano di strumentalizzare la violenza a vantaggio della propaganda sull'immigrazione", affermano. "Ridurre il femminicidio a residui di maschilismo italiano significa minimizzare un fenomeno strutturale".
Secondo i dati 2024, nel 62,3% dei casi la violenza è agita dal partner, nel 15,9% dall’ex, e nel 10% da un familiare. Gli episodi commessi da sconosciuti sono inferiori al 2%, indipendentemente dallo status di cittadinanza. "Non raccogliamo dati sui 'fenomeni di violenza sessuale legati a immigrazione illegale', ma se fossero rilevati, costituirebbero una parte minima di quel già irrilevante 2%", conclude il coordinamento.