Vittime libiche a San Marino: si tratta di tre giovani con ferite d’arma da fuoco e una donna con problemi cardiaci
Hanno combattuto per la libertà, per riprendersi la loro terra. Sul campo hanno perso amici e familiari. Ora li aspetta un’altra battaglia: curare le ferite del corpo e dell’anima. Sono i sopravvissuti libici. San Marino li ha accolti nel suo ospedale. Ieri il primo arrivo: tre giovani con ferite d’arma da fuoco e una donna di cinquant’anni con problemi cardiaci. I ragazzi sono poco più che ventenni, fanno il segno della vittoria. L’atrocità della guerra li ha toccati tutti, ma guardano al futuro con grande ottimismo. Ognuno ha la sua storia da raccontare. Come Mohamed Alì, 23 anni, ferito alla schiena durante l’assalto all’aeroporto di Tripoli. Ha perso un rene. E oggi che ha deposto le armi si prepara alla sua nuova vita. Abdunassèr ha 20 anni, è stato colpito al ginocchio mentre, con i suoi compagni, cercava di entrare a Tripoli. Ha lasciato una Libia che dovrà rinascere dalle sue ceneri. E ancora una volta vuole dare il suo contributo. Poi c’è Salèm Hamed, anche lui ventenne. Prima che scoppiasse la rivolta era impiegato nel corpo di polizia. Non ci ha pensato due volte a dimettersi e combattere a fianco del popolo. Ci racconta che non c’erano alternative: o vincere o morire. Non ha dubbi: chi decideva di restare con Gheddafi diventava un nemico, chiunque fosse. Imad Zentani - infine - è nato a Tripoli, ha perso un fratello nelle carceri del Rais. È venuto in Italia per sfuggire all’arresto. E’a San Marino come interprete, pronto ad aiutare i feriti e a mostrare al mondo la nuova Libia.
Monica Fabbri
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