DI VIZIO IN VIZIO

DI VIZIO IN VIZIO.
"Difficile definire un vizio. Un vecchio filosofo greco, sorpreso dai suoi allievi mentre usciva da un bordello, si difese dicendo che vizio non era entrare ma non uscire.
Forse la chiave è tutta lì. Non saper uscire, non rendersi conto che le cose cambiano e continuare con ciò che si è sempre fatto, finendo persino fuori dal tempo e dalla realtà.
Chi vive nel vizio infatti continua a muoversi e a ragionare in un circuito non a caso definito "vizioso" proprio perché non tiene conto di variabili e cambiamenti, ripetendo se stesso all'infinito.
Così può per esempio capitare di ritrovarsi a leggere sui giornali notizie clamorose che peraltro reggono abbastanza poco di fronte alla verifica dei fatti e che comunque, ove fosse, apparterebbero a una guerra che tutti coloro che la hanno combattuta vorrebbero dimenticare.
Il sergente giapponese che continua a combattere da solo nella giungla a guerra finita da un pezzo può anche far sorridere ma di fatto rischia di rimettere in discussione percorsi che passano sulla sua testa a diecimila metri di quota.
Fare pulizia da entrambe le parti combattenti è certamente doveroso e necessario perché a ben vedere le responsabilità in una guerra sono sempre da dividersi a metà. Poi però si deve lasciare fare al dopoguerra, alla ricostruzione che certo a volte per necessità può persino richiedere una memoria corta per interrompere un circuito chiuso e quindi infinito. Basti pensare all'immediato dopoguerra dal 1945 al 1948".

Carlo Romeo
Direttore Generale San Marino RTV

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