I volontari sammarinesi in Congo lavorano alla maternità e alla centrale elettrica
Arriva Suzanne all'ospedale. Ha quattordici anni e un corpo acerbo che si potrebbe scambiare per una bambina. Occhi bianchissimi, quasi due perle cucite sulla pelle marrone. È una bella ragazza, minuta, formosa. Avrà pensato questo chi l'ha messa incinta? Ma tanto lui non le è più accanto, forse è stato solo un giovane svago. Suzanne deve partorire, è in travaglio. Ma è un lavoro difficile il suo, perché il travaglio si ferma. È pronta, la natura vorrebbe che mettesse al mondo il suo primo figlio, ma qualcosa non va. Esce del liquido verdastro, non so bene cosa voglia dire, ma sicuramente qualcosa non va come dovrebbe. Irene e Patrizia, le ostetriche che sono partite con noi, lo fanno presente alle infermiere dell'ospedale che invece si limitano ad attendere. Mi sembra che qui siano sempre tutti in attesa di qualcosa, i famosi ritmi africani. Così si decide di chiamare il medico di turno, il dottor French (si pronuncia in questo modo, non so come si scriva), che va a visitarla. Il dottor French è uno di quelli capaci, uno di quelli bravi. Dice immediatamente che occorre fare un cesareo e che non c'è più tempo da perdere. Un cesareo. Bene, l'operazione non è tra la più complicate. Ma la famiglia di Suzanne è poverissima e un'operazione del genere costa duecentocinquanta dollari. Per la ragazzina è un colpo enorme. A questo punto va capita una cosa. Anche io mi sono chiesto perché le prestazioni ospedaliere come queste dovessero essere a pagamento, e poi soprattutto in una missione. La spiegazione è semplicissima. Siamo in una nazione disastrata dove non esiste assistenza sanitaria: si paga nelle cliniche pubbliche e si paga nelle cliniche private. Questa della missione è una clinica privata, ma non d'elite, è per tutti. Per fornire i servizi necessari ci vuole personale che deve essere remunerato; ci sono poi i costi di gestione e quelli per il materiale utilizzato. Non c'è speculazione, ma sostentamento della struttura, perché è importante che rimanga in piedi. Se tutto fosse gratuito ci sarebbe una coda chilometrica di persone bisognose di cure e salterebbe tutto in aria. Purtroppo è così, ma è l'unica soluzione ora possibile. Ed è ugualmente faticoso tirare avanti. Ma torniamo a Suzanne. Il dottor French capisce la situazione e, quasi per riconoscenza verso le due ostetriche e per Ilaria e Graziella che le aiutano, dice che farà ugualmente l'operazione, anche senza soldi. Gratuitamente. L'operazione va bene, il medico dimostra una grande tecnica chirurgica e una impensabile velocità di esecuzione del metodo Starck, quello utilizzato anche nei nostri ospedali. Nasce maschio e la madre potrà abbracciarlo. La mia idea è che se non ci fosse stato il lavoro encomiabile delle nostre ragazze in questi giorni, forse oggi sarebbero morte due persone. Ma anche questa è sopravvivenza, e non ci devono essere giudizi morali. Un piccolo appunto: Suzanne si è risvegliata durante l'operazione con l'utero ancora completamente fuori dal ventre. Immaginate il dolore. Chiedo ai medici che stanno leggendo: come si può migliorare questa situazione ricorrente? C'è stata poi una visita alla nuova scuola materna, quella che verrà inaugurata il primo ottobre. È pressoché terminata e per questa non dovrebbero esserci problemi. Al contrario, invece, oggi ho capito che nelle classi primarie e secondarie, sebbene siano quasi miracolose, ci sono delle mancanze incredibili. Il dizionario, ad esempio, esiste un unico dizionario di franceseinglese per quasi millecinquecento ragazzi. Ma sarà possibile, dico io? E veniamo alla sudata linea elettrica. Anche oggi, la nostra squadra e le maestranze locali, si sono fatte i muscoli sotto il sole per tirare i cavi e per scavare i fossati dove adagiarli. La meta era l'ospedale, fuori dalle mura della missione; i fossati dovevano essere quindi più profondi, per evitare eventuali furti. Di cosa? Dei cavi ovviamente, perché il loro rame è merce preziosissima. Così i lavori sono andati un po' più a rilento, ma alla fine si è arrivati fino all'interno del plesso sanitario. Ora anche là, una volta terminati gli allacci, la corrente sarà più stabile. Poi, per finire l'aggiornamento sull'elettricità, scrivo quest'ultima cosa. Oggi è tornato alla missione monsieur Kalombo, il gran capo della Società Elettrica. Gli si era chiesto un aumento della tensione, ma lui ha detto che per ora non è possibile. Fino a ieri c'era una piccola speranza, ora quella speranza si è spenta e se ne parlerà più avanti. Pazienza. Ma gli effetti della nuova linea elettrica si vedono eccome ed è comunque un grande successo. E il signor Kalombo, senza farsi troppi scrupoli, ha riempito l'automobile con le meravigliose verdure dell'orto di Marcellino. I buoni rapporti si mantengono anche in questo modo. “Paga l'orto” dice Marcellino. Rinnovo a tutti l'invito di iscriversi al gruppo Facebook “Missione Congo Padre Marcellino”.
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