Quattro yacht battenti bandiera sammarinese, sequestrati dalla guardia di finanza di Rimini lo scorso mese di settembre; un piccolo elicottero con targa sammarinese sequestrato dalle fiamme gialle all’isola d’elba il 5 ottobre 2010; alcuni ultraleggeri sequestrati dalla guardia di finanza di Siena sempre nel 2010: per questi casi e probabilmente per molti altri che non hanno guadagnato l’onore delle cronache, si tratta di sequestri ingiusti. A stabilirlo è la sentenza della cassazione del 16 novembre a cui, qualunque residente in Italia, conduttore in leasing di un bene di lusso registrato a San Marino, potrà appellarsi per riottenere la piena disponibilità del bene. Alla base del dispositivo della Cassazione, che contrasta con i sequestri decisi dalle procure e confermati anche dal tribunale del riesame, l’articolo 6 dell’accordo di Unione Doganale tra San Marino e l’Unione Europea. Cade dunque l’accusa di contrabbando a cui sarebbero potenzialmente esposti centinaia di italiani che per risparmiare sulle imposte hanno acquistato una barca, una vettura o un aereo, intestandoli ai registri sammarinesi. Ma la cassazione, finora, si è pronunciata in relazione ad un caso specifico e solo in quello la sentenza produce automaticamente i suoi effetti. Negli altri, simili, i giudici ordinari potranno decidere se conformarsi o meno alla sentenza dell’alta corte che costituisce, si, un precedente “influente” ma non vincolante.
l.s.
l.s.
Riproduzione riservata ©