25 novembre, ANPI Santarcanelo: "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - flask mob"

La nota della Comunità Papa Giovanni XXIII: "Nelle croci dei bambini non nati compare un numero identificativo del registro cimiteriale"

25 novembre, ANPI Santarcanelo: "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - flask mob".

Il 25 novembre è una data che tristemente ci ricorda quanto la violenza di genere sia una piaga sociale che affligge la nostra società e il nostro mondo. Per questa ragione, come ANPI Santarcangelo abbiamo lanciato un flash mob per far riflettere la popolazione su come sia la situazione attuale delle discriminazioni che le donne subiscono in Italia nel 2020. Affiggeremo in giro per la città di Santarcangelo, nei suoi punti nevralgici, nomi e dati per ricordarci che le donne sono oppresse e che purtroppo lo sono in grande quantità, sui nostri social posteremo in serata un video che mostra questi dati sconcertanti. Sui mass media e i social leggiamo quotidianamente non solo insulti e offese quotidiane (secondo una ricerca di Amnesty International online un commento su tre è sessista), ma anche un fenomeno ancora più pericoloso e terrificante: la negazione che in corso ci sia una discriminazione massificata verso le donne, in Italia come nel mondo. Secondo i dati ISTAT 2020, pubblicati il 7 novembre, sono circa 6 milioni 788 mila (pari al 31,5%) le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito una qualche forma di violenza; dato che potrebbe anche essere più alto dal momento in cui molte donne non denunciano aggressioni o violenze, oppure visto che alcune molestie, come ad esempio il catcalling (ovvero l’atto di importunare una ragazza facendole commenti non richiesti di natura fisica), sono percepite come assolutamente normalizzate e vengono reputate solo come “un commento maleducato”, piuttosto che un atteggiamento sessista e molesto. La violenza verso le donne esiste, non è un’invenzione di qualche “donna in cerca di attenzione” e non è vittimismo: dobbiamo metterci in testa che la parità di genere è ancora lontana da raggiungere. Le donne vittime di stupro sono, secondo l’ISTAT, 652.000 mentre 746.000 sono le donne che riescono a sfuggire ad esso, inoltre il 12,3% delle donne subisce minacce e il 15,6% viene abbracciato o baciato contro la propria volontà. Noi tutti siamo stati testimoni al recentissimo attacco sessista alla Sindaca della nostra città, così come agli insulti sessisti e grassofobici alla Ministra Bellanova o agli auguri di stupro all’ex Presidente della Camera Boldrini: la colpa di queste donne è essere in politica pur non essendo uomini, per questa ragione meritano, al di là di ogni pensiero o visione ideologica, la gogna, l’insulto e la minaccia. Il corpo delle donne è possesso di tutti, fuorché della donna stessa: per questa ragione ogni giorno diversi politici cercano di stringere sempre di più la possibilità alle donne di ricorrere alla 194 (la legge che regola l’interruzione di gravidanza), le misure adottate da alcune regioni circa l’aborto ne sono l’esempio; ricordiamoci inoltre come sia frequente l’obiezione di coscienza da parte dei ginecologi, che ammonta al 70% secondo un’intervista fatta ad Angela Spinelli, dell’Istituto Superiore di Sanità. Eppure, nel caso in cui una donna riesca finalmente ad effettuare un’ivg, il feto diviene oggetto di cura da parte di soggetti terzi: l’AUSL Romagna ha stipulato un accordo con la Diocesi di Sarsina e Cesena in cui si affida all’ente religioso la sepoltura del feto, in cui viene riportato il numero di cartella clinica della donna che ha effettuato l’interruzione; questa violazione sta avvenendo già in tutta la Romagna, tranne che in provincia di Ravenna. Tutte le donne, comprese le donne trans, sono schiave di un sistema patriarcale che le sfrutta, le ipersessualizza e le opprime: chi millanta la raggiunta parità di genere sta distorcendo la realtà in malafede.

c.s. ANPI Santarcangelo

La Comunità Papa Giovanni XXIII segnala che non corrisponde al vero che “nelle croci viene riportato il numero di cartella clinica della donna che ha effettuato l’interruzione”. Nelle suddette croci, dove sono sepolti i resti dei bimbi non nati, compare un numero identificativo del registro cimiteriale. Il numero nosologico compare solo in tale registro che può essere consultato esclusivamente dalle persone interessate quali i familiari. Tale procedura, che mira anzitutto a tutelare la privacy delle persone in un momento di lutto, è spiegata nel sito web www.apg23.org/it/post/sepoltura-feti-morti.html.

nota Comunità Papa Giovanni XXIII


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