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A Enzo Mari e Lea Vergine. La testimonianza di Fausta Morganti

21 ott 2020
A Enzo Mari e Lea Vergine. La testimonianza di Fausta Morganti

La Galleria Nazionale San Marino, gli Istituti culturali, in occasione della scomparsa di Enzo Mari e di Lea Vergine intendono ricordarne le figure, offrendo la preziosa testimonianza di Fausta Morganti che ebbe modo di invitarli, conoscerli, frequentarli instaurando un rapporto di profonda amicizia. “Enzo Mari è stato una presenza importante per San Marino. Nella primavera del 1980, a distanza di qualche mese dall’insediamento del Governo delle sinistre, si decise di riprendere la Biennale di arte contemporanea, collocando questa prestigiosa manifestazioni fra le più significative per una valorizzazione in senso internazionale della Repubblica. Un grosso sforzo si stava avviando considerando la vocazione internazionale di San Marino elemento costitutivo di uno sviluppo che avrebbe potuto aprirsi al mondo globalizzato e, nello stesso tempo, preservare la sua specificità di piccolo Stato. Il mondo della cultura e della formazione si ritennero i più adatti per recuperare i dislivelli di offerta culturale determinatisi con una rincorsa, quasi inconsapevole, di facile ricchezza e per innescare processi di cambiamento che non disperdessero neppure una goccia di esperienza accumulata. Alle Biennali di San Marino, organizzate da Filiberto Dasi, in particolare, aveva fatto riferimento nei suoi scritti, una giovane Lea Vergine, critico d’arte, allieva di Giulio Carlo Argan, rilevandone tutte le potenzialità espressive soprattutto dopo la esposizione del 1967 in cui proprio Argan aveva voluto fare irrompere in modo deciso il design come forma d’arte dalle molteplici prospettive. Avendo la responsabilità politica del Dicastero alla Istruzione e alla Cultura mi rivolsi proprio al professore Argan per tentare di riprendere il discorso che diede la sua disponibilità a seguire dal punto di vista teorico l’eventuale riavvio della manifestazione e mi indicò Enzo Mari come pratico estensore dei suoi suggerimenti. Enzo Mari aveva partecipato alla Biennale Internazionale d’Arte di San Marino del 1967 con il "Modulo 856", specchio e legno, posto all’ingresso del Kursaal: il visitatore della mostra doveva entrarci dentro, guardarsi allo specchio e rispondere a un questionario redatto da Umberto Eco. Il progetto che io avevo in mente non era però quello di riproporre un evento, oltretutto in concorrenza con altre decine di manifestazioni sparse in tutta Italia, che nel frattempo si erano affermate. La mia preoccupazione, utilizzando la Biennale che avrebbe senz’altro avuto riscontro allargato, era di formare nuove risorse in loco che poi, nel tempo, assicurassero continuità alla scelta di campo che si stava facendo: arte contemporanea per rispondere all’esigenza di futuro della Repubblica e dei suoi cittadini. Ne parlai con il prof. Argan e capii subito che si sarebbe potuto realizzare a San Marino un progetto di più ampio respiro e che non si sarebbe trattato soltanto della solita manifestazione. Naturalmente ne parlai con grande sincerità a Enzo Mari e da allora,- ormai era l’estate del 1980 - ci si mise a lavorare, a confrontarsi con i giovani che aspiravano ad essere protagonisti delle iniziative del loro territorio, a proporre idee, ad elaborare progetti. Il prof. Mari non perdeva l’occasione, dopo gli incontri, di fare un giro per i negozi di souvenir del Centro Storico per comprare i piccoli oggetti e farne una lezione: sui materiali, le forme, le funzioni, gli scopi e magari raccoglierli in un museo del souvenir, che avrebbe dato dignità a quelle piccole cose banali di puro consumismo. A differenza di altri consulenti che per lo più intendono utilizzare San Marino per le loro pratiche professionali, Enzo Mari si è calato con determinazione in un progetto politico - culturale che per lui non sarebbe stato che parzialmente gratificante e molto poco remunerativo. Nacque così il progetto SANTACHIARA per cui scuola, cultura, formazione non erano più oggetti separati di riflessione, ma la cornice entro cui si sviluppavano nuove progettualità e nuova creatività, tanto necessaria per un piccolo territorio, la cui tendenza all’asfissia dovrebbe essere continuamente monitorata e può essere superata soltanto con forti iniezioni di competenza “creativa”. Il SANTACHIARA, presentato in modo esemplare dal prof. Argan e realizzato in molte sue parti ( formazione scolastica, istituti culturali, associazionismo culturale, seminari di studio, università), poté ancora contare, data la sua natura progressiva, sull’apporto teorico creativo e la cura di ricerca attenta e perfettamente aderente alla realtà politico-istituzionale del nostro piccolo Stato, di Enzo Mari. Tutto ciò fu chiaramente espresso nella mostra dedicata ad Enzo Mari "Modelli del reale" tenutasi a San Marino nel 1988, con l’allegoria del SANTACHIARA o della “dignità”, come viene chiamata in catalogo, che Mari aveva appositamente creato, con la collaborazione della falegnameria dello Stato, e che avrebbe voluto riproporre in altri luoghi, se i materiali non fossero stati accatastati in qualche magazzino. Ma la perseveranza e la tenacia dei nostri operatori Culturali della Galleria Nazionale e dei Musei di Stato, hanno permesso che l’opera donata da Mari a San Marino, dopo la sua esposizione alla Biennale d'Arte di Venezia del 1986: ”Dialogo tra Fidia, Galileo, Duchamp, i Sette Nani, l’Idiota”, fosse recuperata e oggi custodita ed esposta nella nuova Galleria Nazionale d’arte contemporanea di San Marino. Enzo Mari e Lea Vergine sono stati per me anche amici carissimi, mi hanno insegnato che l’arte può dialogare con l’esistenza, può dare forma a un progetto politico, attraverso il quale si può uscire dal mito con coraggio: “il progetto, la creatività sono atti di guerra”.

Fausta Morganti

c.s. Galleria Nazionale San Marino



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