Adesso.sm su Consiglio giudiziario plenario
Durante la seduta, la parte togata ha potuto visionare la documentazione posta agli atti delle ultime riunioni della Commissione Affari di Giustizia che hanno fatto tanto parlare nei giorni scorsi, nonché i verbali dettagliati delle ultime riunioni.
L’Ordine del Giorno proposto dagli stessi giudici a fine seduta, approvato all’unanimità poi reso pubblico, proprio a dimostrazione che nessuno ha la volontà di fare forzature di alcun tipo – se non chi urla irresponsabilmente al Colpo di Stato – certifica definitivamente la bontà del percorso che i commissari della Commissione Affari di Giustizia all’unanimità avevano identificato per approfondire le problematiche sollevate dal Magistrato Dirigente in merito ai rapporti fra politica e magistratura, nonché ai rapporti all’interno della stessa magistratura.
In quell’Odg si chiede peraltro di aggiornare ogni considerazione ad una prossima seduta proprio per dare a tutti gli assenti la possibilità di partecipare ai lavori, compresi i gruppi di opposizione che – dopo le scomposte dimissioni dei loro membri in diretta radio – si sono rifiutati di nominarne i sostituti, non partecipando al Consiglio del 25 novembre convocato appositamente dalla Reggenza.
Alla luce di quanto deliberato, risulta oltremodo surreale leggere il resoconto della serata sulla Giustizia tenuta dai capigruppo di opposizione.
Surreale l’accusa di voler nascondere o minimizzare chissà cosa – che sarebbe alla base delle dimissioni di tre commissari di minoranza – quando lo strappo è avvenuto proprio sulla volontà della maggioranza dei commissari di portare tutto, ma proprio tutto quanto fornito dal Magistrato Dirigente davanti ai giudici del Plenario, organo deputato per legge a garantire il buon funzionamento della giustizia, per i dovuti approfondimenti.
Surreale l’accusa di aver avuto una “fretta sospetta”, quando a creare le condizioni di emergenza che hanno spinto la Reggenza a convocare un Consiglio Straordinario e poi una seduta della Commissione Giustizia sono state proprio le dimissioni dei commissari di minoranza con annesso show al microfono, nonché gli annunci di denunce non meglio specificate nei confronti di membri delle Istituzioni e lo scandaloso rifiuto pubblico e ufficiale del Presidente dimissionario – ma non ancora dimissionato – della Commissione di convocarla, su esplicita richiesta della maggioranza dei suoi membri, anche per permetterne il proseguimento dei lavori.
Surreale, infine, è anche che a parlare di “forzature” siano ex commissari dimessi da una commissione che voleva solamente portare avanti una linea decisa precedentemente all’unanimità, ex Presidenti che si sono rifiutati davanti alla Reggenza di portare avanti i propri doveri istituzionali, ma anche Consiglieri che, senza neppure avere tutti gli elementi per capire la materia del contendere, non si fanno problemi a urlare al mondo che a San Marino sarebbe in atto un Colpo di Stato e ad ipotizzare fantomatici conflitti di attribuzione, miseramente sconfessati dal Collegio Garante.
Non esistono paladini del Tribunale e soprattutto non devono esistere fazioni che si scontrano. Il Tribunale non ha bisogno di essere difeso dalla politica, ha bisogno di credibilità, ha bisogno di un clima di fiducia al suo interno, ha bisogno di essere messo dalla politica nelle condizioni di operare nella maniera migliore.
Il modo più corretto per poter giungere a questi risultati è quello di approfondire i problemi sollevati in Commissione Giustizia seguendo i percorsi perfettamente identificati dal nostro ordinamento, in un ambito riservato come quello del Consiglio Giudiziario Plenario.
Non lo si fa certamente con comunicati deliranti che inneggiano al sovvertimento dell’ordine costituito, o tirando per la giacchetta qualche magistrato nell’ennesimo disperato tentativo di sabotare l’azione di un governo democraticamente eletto.
Adesso.sm