Adesso.sm: Ripartire scontando gli errori del passato
Questo non significa che tutto vada bene, o che torneremo con uno schiocco di dita ai livelli occupazionali e di ricchezza pre-crisi, quando il segreto bancario iniettava risorse ingentissime nel bilancio dello Stato, senza bisogno di fare nessuna fatica. Ora dobbiamo riassettarci su una nuova realtà e competere con Paesi molto agguerriti, che come noi stanno cercando di agganciare il treno della crescita.
San Marino, rispetto agli altri Paesi, deve trovare il modo di essere competitivo con la palla al piede ingombrante di un bilancio in deficit strutturale di circa 35 milioni di Euro all’anno.
Questo perché mentre altri Paesi hanno impostato riforme strutturali da molto tempo, e oggi sono nelle condizioni di poter ripartire, noi non lo abbiamo fatto. Preferendo consumare gradualmente le riserve di bilancio che nel corso degli anni avevamo accumulato e nascondere il problema più grosso, quello del sistema bancario, sotto il tappeto.
Oggi, che quelle riserve non esistono più mentre il deficit è rimasto al suo posto, diventa fondamentale impostare quelle riforme, come quella della previdenza o delle imposte indirette, per chiudere quel buco. E’ ovvio che riforme simili, per essere impostate in maniera equa e corretta, richiedono del tempo per le analisi, gli approfondimenti e i confronti, mentre il deficit di bilancio ha bisogno di essere chiuso entro fine anno. Ecco perché, oltre alla spending review, che permetterà di ridurre in maniera consistente la spesa pubblica in tre anni, servono interventi straordinari scomodi e odiati come la patrimoniale. Un intervento che deve essere strutturato in modo da recuperare le risorse necessarie al bilancio ma secondo alcuni criteri già elencati dal Governo nei giorni scorsi, tutelando per esempio la prima casa o tutelando maggiormente chi ha deciso, in questi anni difficili, di mantenere le proprie risorse all’interno del territorio sammarinese – scommettendo sul nostro Paese.
Questo bisogna farlo mentre dall’altra parte si lavora per competere con gli altri Paesi e attrarre nuove imprese.
L’Agenzia per lo Sviluppo, che permetterà finalmente di promuovere a dovere le caratteristiche ancora oggi attrattive del nostro Paese per chi fa impresa, si va a sommare alle prime iniziative rivolte alla creazione di uno Sportello Unico che agevolerà il rapporto fra aziende e PA, alla Legge Sviluppo che ha ridotto burocrazia e incertezze per l’assunzione di personale dipendente, alle residenze elettive, agli sgravi fiscali per chi assume, reinveste gli utili o fa formazione. Oltre alla progressiva informatizzazione delle procedure tramite Labor e Opec, che puntano a facilitare la vita di chi fa impresa.
Tutto questo mentre si inizia già a ragionare su come migliorare l’accesso al credito, altro problema sollevato dagli imprenditori, o di liberalizzare le licenze commerciali fuori dai centri storici ed eliminare la discrezionalità della politica nella procedura di avvio di alcune attività.
Dopo tanti anni di segni meno, nei primi due mesi del 2018 il numero di imprese è aumentato di 60 unità. Abbiamo imprese storiche che stanno investendo e crescendo, e che garantiranno nuovi posti di lavoro.
I presupposti per ripartire ci sono, ma per farlo abbiamo bisogno di continuare a lavorare su entrambi i fronti. E abbiamo bisogno che i cittadini siano consapevoli del fatto che serve unire le forze, facendo finalmente tutti la propria parte – senza categorie privilegiate – per poter ripartire più forti e solidi di prima.
comunicato stampa
Adesso.sm