ANIS: piano di sostenibilità e sviluppo
“Abbassare i toni”, e mettersi al lavoro, lo chiediamo ancora una volta noi.
Inascoltati da troppo tempo da una maggioranza che invece continua a fomentare lo scontro – come pericolosamente si sta facendo sul Tribunale, con l’unico risultato di minare l’autorevolezza e l’autonomia dello stesso, e con essa quella dell’intero Paese – e dal Governo, che invece dovrebbe dare seguito al “mea culpa” dell’agosto scorso con cui ha annunciato l’avvio di un confronto più reale e leale con le parti sociali e la condivisione di un serio piano strategico per il Paese. Impegni presi in un momento di estrema difficoltà e purtroppo completamente disattesi.
Troppo tempo perso, dunque, a peggiorare la situazione già grave ed esasperare un clima politico e sociale già tesissimo. Basta! Chiunque prosegua in questa direzione si assuma la responsabilità di fare il male del Paese, perché questo si sta facendo.
Al contrario occorre occuparsi delle priorità – bilancio dello Stato, banche, riforme per lo sviluppo e le pensioni, mercato del lavoro, infrastrutture, rapporti con l’Italia e con l’Unione Europea – con un piano strategico e operativo che risponda a una semplice domanda: tra dieci anni che Paese vogliamo diventare?
Nonostante ancora qualcuno creda al sogno della piazza finanziaria – o della capitale delle criptovalute – dopo tutto quello che ci è costato averci provato in passato, per fortuna la nostra economia si è da tempo allontanata dall’opacità di quel mondo, accreditandosi nei contesti internazionali che oggi rappresentano il nostro futuro.
San Marino infatti avrebbe possibilità in tanti ambiti, per coglierle però bisognerebbe non cadere nella tentazione di scegliere strade facili ma sbagliate, e avere l’umiltà di ammettere che certe cose forse sono troppo grandi per noi e che rischieremmo di pagare molto care certe presunzioni, oppure, come spesso è capitato, di bloccare tutto e perdere ancora altro tempo.
Dobbiamo avere ben chiaro, quindi, cosa possiamo diventare e dove possiamo arrivare, poi servirà l’impegno di tutti per raggiungere questi obiettivi. È un processo fondamentale, ma oggi difficilissimo da attuare perché è in atto una battaglia continua tra gli stessi interlocutori che dovrebbero favorire queste valutazioni e azioni.
La parola elezioni circola sempre più insistentemente nel Paese, anche se ancora non si è mai verificato che faccia rima con la parola soluzioni: le grandi riforme, compresa la stessa legge elettorale, vanno fatte il prima possibile e con la massima condivisione del Paese, perché poi una volta al governo – abbiamo visto – nessuno le fa.
Comunicato stampa
ANIS