Associazione Pro Bimbi: I protocolli scuola funzionano
A due mesi dalla riapertura delle scuole paiono confermarsi le conclusioni di numerosi studi finora prodotti che vanno tutti nella direzione che gli studenti non sono “superuntori” supportando altresì l’ipotesi che, anche se ci sono bambini asintomatici che frequentano, è improbabile che diffondano il contagio. I focolai nelle scuole infatti sono molto limitati, perché l’ambiente è controllato e sono seguiti rigidi protocolli; eventuali contagi o focolai possono essere tenuti sotto controllo con un efficace tracciamento dei contatti. Sono sempre più numerosi i medici, come ad esempio Alberto Villani, pediatra del Bambino Gesù e componente del Cts (il comitato tecnico scientifico) che ritengono la scuola il luogo più sicuro e che i contagi si sviluppino nell’ambiente esterno e non in classe. Malgrado infatti le scuole possano sembrare un ambiente ideale per la trasmissione del virus, le infezioni sono molto più basse tra i bambini che tra gli adulti, confermando di non essere loro a guidare la situazione, ma a seguirla e in maniera più contenuta. Nel caso della nostra Repubblica dai dati di nostra conoscenza, su circa 4500 studenti, i focolai (cioè quando in classe si hanno 3 positivi) sono stati solo due, mentre nei rimanenti dodici casi di positività, riscontrati in totale in tutti gli ordini scolastici, si è trattato di casi singoli. Importante sottolineare anche come nei nidi, nelle scuole superiori e al Centro di Formazione Professionale non si sia avuto alcun caso, malgrado gli adolescenti possano venire infettati con la stessa probabilità degli adulti. Questo grazie ai protocolli stilati dalla Segreteria all’Istruzione e alla Sanità ed adottati finora dalla Pediatria che, con l’immediato tracciamento dei compagni e la loro riammissione a scuola in caso di tampone negativo, hanno permesso al nostro sistema di agire efficacemente e rapidamente ed hanno consentito allo stesso tempo di non interrompere la didattica per il resto della classe. La sinergia, l’impegno, la competenza e l’attenzione dimostrata da Istruzione e Pediatria hanno mostrato come la scuola sia una fonte di contagio marginale, con un potenziale di rischio durante la frequenza delle lezioni che non può essere motivo di una loro eventuale interruzione in favore della DAD o di un inasprimento dei protocolli che prevedano l’effettuazione di ripetute e prolungate quarantene in caso di un solo positivo in classe con i compagni invece negativi. Il virus entra anche a scuola come in tutti gli ambienti, ma il rischio di contagio, rispettando gli attuali protocolli, si è dimostrato minore che non in ambienti non controllati; la situazione quindi ad oggi non costituisce un problema per gli studenti, che risultano anche praticamente tutti asintomatici. Poi, poiché ogni famiglia ha un parente che frequenta l’ambiente scolastico, si può e si deve ragionare sulla vita extra-scolastica, in particolare l’affollamento di alcuni mezzi di trasporto, i contatti prima e dopo la scuola o alcuni comportamenti tenuti fuori, ma la scuola non è il punto da cui parte il contagio, o il luogo dove si moltiplicano le infezioni. Condividiamo quindi il pensiero del Segretario Andrea Belluzzi di non voler modificare o inasprire gli attuali protocolli interrompendo la frequenza scolastica e riteniamo invece fondamentale tutelare ancora di più le categorie a rischio predisponendo, per loro e per chi viene a contatto con loro, misure igienico-sanitarie maggiori come l’utilizzo di dispositivi di protezione più efficaci e dando subito attuazione allo smart working in tutti i casi possibili (così che i genitori non si ritrovino a lasciare i figli proprio ai nonni).
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Comunicato stampa
Associazione Pro Bimbi